Author: | Rabindranath Tagore | ISBN: | 9788898790210 |
Publisher: | Nemo Editrice | Publication: | October 19, 2014 |
Imprint: | Language: | Italian |
Author: | Rabindranath Tagore |
ISBN: | 9788898790210 |
Publisher: | Nemo Editrice |
Publication: | October 19, 2014 |
Imprint: | |
Language: | Italian |
"Chitra" è una delle opere teatrali più note del premio Nobel Rabindranath Tagore. Alla sua prima uscita, nel 1914, colpì soprattutto per gli aspetti femministi che caratterizzavano il personaggio principale. Chitra, giovane guerriera, figlia del re di Manipur, chiede agli dei dell'Amore e dell'Eterna Giovinezza il dono della bellezza per conquistare l'amore del principe Arjuna. Ma una volta posseduto il giovane, si rende conto di non essere amata per la sua vera essenza, ma solo per una maschera presa in prestito dagli dei. Gli aspetti femministi del dramma possono sembrare non così innovativi al giorno d'oggi, ma un centinaio di anni fa l'idea di una donna che sceglie e persegue attivamente il compagno desiderato, con il quale per di più condivide in maniera paritaria le competenze e le conoscenze sulla guerra, la caccia e la leadership, non era soltanto radicale, era un vero e proprio tabù. Tratto dal Mahabharata, il dramma di Tagore è caratterizzato da una forma lirica che lo accomuna alle sue splendide poesie, ed è così ricco di fascino, che anche dopo averlo letto più volte, lo si può rileggere da capo con la stessa passione e coinvolgimento, per scoprire tra le sue pagine sempre nuove e sorpendenti bellezze.
*****
"La carezza dell'aura meridiana mi persuase al sonno. Dalla pergola fiorita di Mahlati, silenziosi baci stillavano sul mio corpo. Sui capelli, sul seno, sui piedi, ogni fiore sceglieva un letto su cui morire. Io dormivo. Ed ecco, nel profondo del sonno, sentii come se un intenso avido sguardo, quasi con sottili dita di fiamma, toccasse le mie membra assopite. Balzai a mezzo sul mio giaciglio, e vidi Arjuna che mi stava davanti. La luna volgeva ad occidente, insinuando tra le frondi i suoi raggi per spiare questo prodigio di arte divina incarnato in una fragile forma umana.(…) Udii la sua voce: "Adorata, adorata mia!" E tutte quante le mie vite obliate si fusero in una, e risposero alla chiamata. "Prendimi" esclamai, "prendimi tutta!" E protesi a lui le braccia. La luna si nascose fra gli alberi. Una cortina di ombre coprì ogni cosa. Il cielo e la terra, il tempo e lo spazio, il piacere e lo spasimo, la morte e la vita, annegarono insieme in un'estasi ineffabile, che trascende ogni forza umana."
"Chitra" è una delle opere teatrali più note del premio Nobel Rabindranath Tagore. Alla sua prima uscita, nel 1914, colpì soprattutto per gli aspetti femministi che caratterizzavano il personaggio principale. Chitra, giovane guerriera, figlia del re di Manipur, chiede agli dei dell'Amore e dell'Eterna Giovinezza il dono della bellezza per conquistare l'amore del principe Arjuna. Ma una volta posseduto il giovane, si rende conto di non essere amata per la sua vera essenza, ma solo per una maschera presa in prestito dagli dei. Gli aspetti femministi del dramma possono sembrare non così innovativi al giorno d'oggi, ma un centinaio di anni fa l'idea di una donna che sceglie e persegue attivamente il compagno desiderato, con il quale per di più condivide in maniera paritaria le competenze e le conoscenze sulla guerra, la caccia e la leadership, non era soltanto radicale, era un vero e proprio tabù. Tratto dal Mahabharata, il dramma di Tagore è caratterizzato da una forma lirica che lo accomuna alle sue splendide poesie, ed è così ricco di fascino, che anche dopo averlo letto più volte, lo si può rileggere da capo con la stessa passione e coinvolgimento, per scoprire tra le sue pagine sempre nuove e sorpendenti bellezze.
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"La carezza dell'aura meridiana mi persuase al sonno. Dalla pergola fiorita di Mahlati, silenziosi baci stillavano sul mio corpo. Sui capelli, sul seno, sui piedi, ogni fiore sceglieva un letto su cui morire. Io dormivo. Ed ecco, nel profondo del sonno, sentii come se un intenso avido sguardo, quasi con sottili dita di fiamma, toccasse le mie membra assopite. Balzai a mezzo sul mio giaciglio, e vidi Arjuna che mi stava davanti. La luna volgeva ad occidente, insinuando tra le frondi i suoi raggi per spiare questo prodigio di arte divina incarnato in una fragile forma umana.(…) Udii la sua voce: "Adorata, adorata mia!" E tutte quante le mie vite obliate si fusero in una, e risposero alla chiamata. "Prendimi" esclamai, "prendimi tutta!" E protesi a lui le braccia. La luna si nascose fra gli alberi. Una cortina di ombre coprì ogni cosa. Il cielo e la terra, il tempo e lo spazio, il piacere e lo spasimo, la morte e la vita, annegarono insieme in un'estasi ineffabile, che trascende ogni forza umana."