La catalogazione dei progetti dello Studio di architettura e industrial design De Pas – D’Urbino – Lomazzi, conservati presso il CASVA, Centro di Alti Studi sulle Arti Visive del Comune di Milano, ha messo in luce alcuni aspetti finora poco noti del lavoro dei tre architetti. È emersa un’intensa attività progettuale antecedente alla costituzione dello Studio, nel 1966, e con essa i percorsi paralleli compiuti dai suoi componenti tra concorsi, architettura e design. È divenuta evidente la sinergia che unisce i loro progetti di architettura a quelli di “furniture e product design” e che, di conseguenza, anima anche i loro interni. Fin dagli esordi negli anni Sessanta, infatti, De Pas, D’Urbino e Lomazzi studiano le tipologie edilizie residenziali con l’obiettivo di “svecchiarle”, rivedendole in relazione ai mutamenti della società e dei comportamenti abitativi dei giovani. Rileggono il problema dell’abitare non come una mera questione di arredamento, ma come la ricerca di una più libera configurazione di spazi vivibili. E uniscono la crescente libertà planimetrica degli alloggi alla trasformazione degli oggetti domestici, sviluppati per un uso sempre più flessibile degli spazi dell’abitare. In questo percorso si inseriscono anche le poltrone Blow (Zanotta, 1967) e Joe (Poltronova, 1970) o l’attaccapanni Sciangai (Zanotta, 1973), oggi icone del made in Italy nel mondo ed eterni simboli della produzione dello Studio. Interessati alla sperimentazione anche nel settore degli allestimenti, i tre progettisti vi introducono le strutture pneumatiche per poi, negli anni Ottanta, inventare il sistema Zero-Zerone, dotato di numerosi gradi di libertà e basato su montanti, travi e nodi. Tuttora all’opera dopo la perdita di De Pas nel 1991, D’Urbino e Lomazzi continuano a lavorare con entusiasmo e intelligenza, affacciati sul verde di un cortile interno in corso XXII Marzo a Milano.
La catalogazione dei progetti dello Studio di architettura e industrial design De Pas – D’Urbino – Lomazzi, conservati presso il CASVA, Centro di Alti Studi sulle Arti Visive del Comune di Milano, ha messo in luce alcuni aspetti finora poco noti del lavoro dei tre architetti. È emersa un’intensa attività progettuale antecedente alla costituzione dello Studio, nel 1966, e con essa i percorsi paralleli compiuti dai suoi componenti tra concorsi, architettura e design. È divenuta evidente la sinergia che unisce i loro progetti di architettura a quelli di “furniture e product design” e che, di conseguenza, anima anche i loro interni. Fin dagli esordi negli anni Sessanta, infatti, De Pas, D’Urbino e Lomazzi studiano le tipologie edilizie residenziali con l’obiettivo di “svecchiarle”, rivedendole in relazione ai mutamenti della società e dei comportamenti abitativi dei giovani. Rileggono il problema dell’abitare non come una mera questione di arredamento, ma come la ricerca di una più libera configurazione di spazi vivibili. E uniscono la crescente libertà planimetrica degli alloggi alla trasformazione degli oggetti domestici, sviluppati per un uso sempre più flessibile degli spazi dell’abitare. In questo percorso si inseriscono anche le poltrone Blow (Zanotta, 1967) e Joe (Poltronova, 1970) o l’attaccapanni Sciangai (Zanotta, 1973), oggi icone del made in Italy nel mondo ed eterni simboli della produzione dello Studio. Interessati alla sperimentazione anche nel settore degli allestimenti, i tre progettisti vi introducono le strutture pneumatiche per poi, negli anni Ottanta, inventare il sistema Zero-Zerone, dotato di numerosi gradi di libertà e basato su montanti, travi e nodi. Tuttora all’opera dopo la perdita di De Pas nel 1991, D’Urbino e Lomazzi continuano a lavorare con entusiasmo e intelligenza, affacciati sul verde di un cortile interno in corso XXII Marzo a Milano.