Dead Man walking

Biography & Memoir
Cover of the book Dead Man walking by Gene Wilford Hathorn, Edizioni Clandestine
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Author: Gene Wilford Hathorn ISBN: 9788895720784
Publisher: Edizioni Clandestine Publication: December 15, 2015
Imprint: Language: Italian
Author: Gene Wilford Hathorn
ISBN: 9788895720784
Publisher: Edizioni Clandestine
Publication: December 15, 2015
Imprint:
Language: Italian

QUESTO LIBRO È A LAYOUT FISSO
“Non sono un mostro, un sociopatico o un incorreggibile. Sono un uomo che nella sua gioventù ha commesso un terribile errore. Un errore al culmine di un’infanzia tragica durante la quale ho subìto molte forme di orrori e abusi da parte di mio padre e di una delle mie matrigne. Qui, nel braccio della morte, in Texas, ho avuto molti anni per riflettere sul dolore causato a me stesso e agli altri e non menziono il passato per giustificare le mie azioni. Ma c’è una ragione dietro ogni crimine e io credo che la mia, per amore della verità piuttosto che per scusa, debba essere ascoltata, così come tante altre storie segregate dietro le sbarre del braccio. Vivo un processo d’appello in cui il pubblico ministero e la difesa si accordano tra loro e favoriscono l’espediente a scapito della giustizia. Ma una volta che lo Stato ha intrappolato qualcuno nel suo meccanismo di morte è praticamente impossibile riacquistare la libertà. Tale è la mia condizione e sebbene in certe occasioni soccomba di fronte a questo esilio di frustrazione e di pianto, l’affronto con la dignità rimastami. Confido in primavere eterne, anche se la speranza è una principessa ingannevole e qualche volta crudele.” Gene Wilford Hathom

Internato nel braccio della morte, in Texas, in questo scioccante e commovente diario Gene Hathorn mescola i ricordi della vita passata con la desolante visione del presente carcerario, alternando prosa lirica e saggio critico. Dal buio del ‘non detto’ vengono alla luce verità terribili sulle condizioni dei detenuti nella Polunsky Unit: fra cibo spazzatura, religione quale meschino strumento di controllo, guardie che per puro sadismo cospargono spray urticante sui prigionieri, innocenti e malati di mente mandati alla gogna senza alcuna pietà; spesso la vittima e il carnefice si somigliano troppo per essere l’uno il giudice dell’altra. Per non parlare della Giustizia, macchina che produce compromessi e denaro, in cui avvocati d’accusa e difesa s’accordano per assicurare allo Stato la perorazione della pena capitale. E in mezzo a tutto questo, l’autore non vuole discolparsi del crimine commesso: solo mostrare l’ipocrisia di un mondo corrotto in cui buoni e cattivi esistono per fini politici piuttosto che morali poiché, alla possibilità del pentimento per gli internati, si preferisce spogliarli della loro umanità, come farfalle che, private dell’involucro, come nude larve sono destinate a perire.

Gene Wilford Hathorn è nato nel 1960 a Liberty, in Texas. Nei primi anni della sua vita è stato abbandonato dalla madre. Suo padre e la terza moglie hanno regolarmente abusato di lui, escludendolo anche dalla vita esterna. Diplomato nel 1979 si è creato una famiglia, pensando di liberarsi dall’oppressione e dall’angoscia che attanagliavano la sua esistenza. Nel 1984, dopo ulteriori minacce da parte del padre, ha ucciso sia lui sia la matrigna. Da più di vent’anni è detenuto nel braccio della morte nel carcere Polunsky Unit, a South Livingstone, in Texas, lo stato americano al primo posto per il numero di esecuzioni. Da solo, per 23 ore al giorno, vive in una cella di cemento armato, due metri per tre, con sbarre e rete metallica. I suoi saggi sulla vita nel braccio sono stati pubblicati nel giornale della prigione, vincendo riconoscimenti nel 2002, 2004 e 2005 dal Pen American Writing Contest for Prisoners.

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“Non sono un mostro, un sociopatico o un incorreggibile. Sono un uomo che nella sua gioventù ha commesso un terribile errore. Un errore al culmine di un’infanzia tragica durante la quale ho subìto molte forme di orrori e abusi da parte di mio padre e di una delle mie matrigne. Qui, nel braccio della morte, in Texas, ho avuto molti anni per riflettere sul dolore causato a me stesso e agli altri e non menziono il passato per giustificare le mie azioni. Ma c’è una ragione dietro ogni crimine e io credo che la mia, per amore della verità piuttosto che per scusa, debba essere ascoltata, così come tante altre storie segregate dietro le sbarre del braccio. Vivo un processo d’appello in cui il pubblico ministero e la difesa si accordano tra loro e favoriscono l’espediente a scapito della giustizia. Ma una volta che lo Stato ha intrappolato qualcuno nel suo meccanismo di morte è praticamente impossibile riacquistare la libertà. Tale è la mia condizione e sebbene in certe occasioni soccomba di fronte a questo esilio di frustrazione e di pianto, l’affronto con la dignità rimastami. Confido in primavere eterne, anche se la speranza è una principessa ingannevole e qualche volta crudele.” Gene Wilford Hathom

Internato nel braccio della morte, in Texas, in questo scioccante e commovente diario Gene Hathorn mescola i ricordi della vita passata con la desolante visione del presente carcerario, alternando prosa lirica e saggio critico. Dal buio del ‘non detto’ vengono alla luce verità terribili sulle condizioni dei detenuti nella Polunsky Unit: fra cibo spazzatura, religione quale meschino strumento di controllo, guardie che per puro sadismo cospargono spray urticante sui prigionieri, innocenti e malati di mente mandati alla gogna senza alcuna pietà; spesso la vittima e il carnefice si somigliano troppo per essere l’uno il giudice dell’altra. Per non parlare della Giustizia, macchina che produce compromessi e denaro, in cui avvocati d’accusa e difesa s’accordano per assicurare allo Stato la perorazione della pena capitale. E in mezzo a tutto questo, l’autore non vuole discolparsi del crimine commesso: solo mostrare l’ipocrisia di un mondo corrotto in cui buoni e cattivi esistono per fini politici piuttosto che morali poiché, alla possibilità del pentimento per gli internati, si preferisce spogliarli della loro umanità, come farfalle che, private dell’involucro, come nude larve sono destinate a perire.

Gene Wilford Hathorn è nato nel 1960 a Liberty, in Texas. Nei primi anni della sua vita è stato abbandonato dalla madre. Suo padre e la terza moglie hanno regolarmente abusato di lui, escludendolo anche dalla vita esterna. Diplomato nel 1979 si è creato una famiglia, pensando di liberarsi dall’oppressione e dall’angoscia che attanagliavano la sua esistenza. Nel 1984, dopo ulteriori minacce da parte del padre, ha ucciso sia lui sia la matrigna. Da più di vent’anni è detenuto nel braccio della morte nel carcere Polunsky Unit, a South Livingstone, in Texas, lo stato americano al primo posto per il numero di esecuzioni. Da solo, per 23 ore al giorno, vive in una cella di cemento armato, due metri per tre, con sbarre e rete metallica. I suoi saggi sulla vita nel braccio sono stati pubblicati nel giornale della prigione, vincendo riconoscimenti nel 2002, 2004 e 2005 dal Pen American Writing Contest for Prisoners.

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