Author: | Marco Trasciani | ISBN: | 9788898041053 |
Publisher: | Officine Editoriali | Publication: | January 20, 2013 |
Imprint: | Language: | Italian |
Author: | Marco Trasciani |
ISBN: | 9788898041053 |
Publisher: | Officine Editoriali |
Publication: | January 20, 2013 |
Imprint: | |
Language: | Italian |
Il tratto distintivo degli scritti di Morin sul cinema, che in Italia non hanno trovato la considerazione che avrebbero meritato, è l’approccio interdisciplinare, la capacità dell’autore di attingere a contributi provenienti da “saperi” diversi, siano essi l’antropologia, la filosofia o la psicologia.
Attraverso questa molteplicità di contributi è possibile analizzare il cinema da una prospettiva particolare: quella che mira a cogliere l’esperienza effettivamente vissuta dallo spettatore.
Con “Edgar Morin. Cinema e immaginario”, Marco Trasciani si propone di individuare e proporre al lettore i tratti essenziali della visone del cinema che caratterizza l’opera di Morin, così come è esposta nei tre scritti che sono dedicati al tema ( Il cinema o l’uomo immaginario, I divi, Lo spirito del tempo).
Il cinema per Morin è una “macchina per pensare” che coinvolge ed emoziona, capace di determinare una attività immaginativa che si confonde con il flusso delle immagini provenienti dallo schermo.
Attraverso le particolari modalità in cui la partecipazione cinematografica si realizza, cuore tematico di questo scritto, vengono alla luce gli elementi magici occultati all’interno delle società tecnologicamente avanzate, si rivela la natura semi-immaginaria dell’uomo. La sua propensione a farsi accompagnare nell’esistenza, ed anche nello stato di veglia, dalle sue fantasie.
Alla base dell’immaginario, che attraverso la visione cinematografica si viene costituendo, si collocano i processi di proiezione ed identificazione. Questi processi trovano una loro particolare forma di espressione nel fenomeno del divismo che, nella parte centrale del lavoro, è ampiamente analizzato, sia negli aspetti di nuova liturgia di massa, sia come desiderio di salvezza individuale, a fronte delle potenze alienanti e spersonalizzanti operanti nella società di massa.
Nella parte finale del saggio è infine affrontata la questione della cultura di massa, dalla particolare prospettiva dell’autore, una “terza via”, né apologetica, né apocalittica. L’humus dei nostri pensieri e delle nostre vite.
Il tratto distintivo degli scritti di Morin sul cinema, che in Italia non hanno trovato la considerazione che avrebbero meritato, è l’approccio interdisciplinare, la capacità dell’autore di attingere a contributi provenienti da “saperi” diversi, siano essi l’antropologia, la filosofia o la psicologia.
Attraverso questa molteplicità di contributi è possibile analizzare il cinema da una prospettiva particolare: quella che mira a cogliere l’esperienza effettivamente vissuta dallo spettatore.
Con “Edgar Morin. Cinema e immaginario”, Marco Trasciani si propone di individuare e proporre al lettore i tratti essenziali della visone del cinema che caratterizza l’opera di Morin, così come è esposta nei tre scritti che sono dedicati al tema ( Il cinema o l’uomo immaginario, I divi, Lo spirito del tempo).
Il cinema per Morin è una “macchina per pensare” che coinvolge ed emoziona, capace di determinare una attività immaginativa che si confonde con il flusso delle immagini provenienti dallo schermo.
Attraverso le particolari modalità in cui la partecipazione cinematografica si realizza, cuore tematico di questo scritto, vengono alla luce gli elementi magici occultati all’interno delle società tecnologicamente avanzate, si rivela la natura semi-immaginaria dell’uomo. La sua propensione a farsi accompagnare nell’esistenza, ed anche nello stato di veglia, dalle sue fantasie.
Alla base dell’immaginario, che attraverso la visione cinematografica si viene costituendo, si collocano i processi di proiezione ed identificazione. Questi processi trovano una loro particolare forma di espressione nel fenomeno del divismo che, nella parte centrale del lavoro, è ampiamente analizzato, sia negli aspetti di nuova liturgia di massa, sia come desiderio di salvezza individuale, a fronte delle potenze alienanti e spersonalizzanti operanti nella società di massa.
Nella parte finale del saggio è infine affrontata la questione della cultura di massa, dalla particolare prospettiva dell’autore, una “terza via”, né apologetica, né apocalittica. L’humus dei nostri pensieri e delle nostre vite.