Author: | Georges Simenon | ISBN: | 9788845973574 |
Publisher: | Adelphi | Publication: | June 19, 2013 |
Imprint: | Adelphi | Language: | Italian |
Author: | Georges Simenon |
ISBN: | 9788845973574 |
Publisher: | Adelphi |
Publication: | June 19, 2013 |
Imprint: | Adelphi |
Language: | Italian |
Quando scendono dal treno nella stazione del sobborgo di una città di provincia, si conoscono da un paio di mesi appena. Quel quarantenne un po’ sciupato ma ancora di bell’aspetto e con qualche pretesa di eleganza – un cappello a larghe tese, un bastone da passeggio con l’impugnatura d’oro –, che si fa chiamare De Ritter, Léa lo ha incontrato nella casa chiusa di Clermont-Ferrand dove lavorava; se lo ha seguito è solo perché lui le ha fatto baluginare la possibilità di una combine che frutterà loro parecchio denaro. Adesso che sono lì, però, di denaro non se ne vede, e lei riprende a rimorchiare gli uomini nei caffè – gli stessi caffè dove lui tiene banco con il racconto delle sue mirabolanti avventure in giro per il mondo. Quello che non dice è che in quei luoghi esotici, Tahiti, Giava, Rio de Janeiro, Bombay, ha vissuto di lavoretti umilianti, di piccole truffe; e a Panama ha anche trascorso un paio d’anni in carcere. Non ci mette molto, Léa, a capire di trovarsi di fronte un dilettante, un piccolo imbroglione da quattro soldi che si è sempre cullato nella convinzione, o nell’illusione, di non essere «un pecorone» come tutti gli altri, e di poter fare grandi cose. Comincia a disprezzarlo, e non glielo nasconde. E poi, perché piazzarsi proprio lì, in quel buco dove lui è nato, e dal quale mancava da più di vent’anni? Che cosa cerca, esattamente, De Ritter? Perché passa tre volte al giorno davanti a casa di sua madre senza mai decidersi a entrare? Forse perché è sempre stata certa che un giorno, fatalmente, quel figlio avrebbe fatto qualcosa non di grande, ma di irreparabile?
Quando scendono dal treno nella stazione del sobborgo di una città di provincia, si conoscono da un paio di mesi appena. Quel quarantenne un po’ sciupato ma ancora di bell’aspetto e con qualche pretesa di eleganza – un cappello a larghe tese, un bastone da passeggio con l’impugnatura d’oro –, che si fa chiamare De Ritter, Léa lo ha incontrato nella casa chiusa di Clermont-Ferrand dove lavorava; se lo ha seguito è solo perché lui le ha fatto baluginare la possibilità di una combine che frutterà loro parecchio denaro. Adesso che sono lì, però, di denaro non se ne vede, e lei riprende a rimorchiare gli uomini nei caffè – gli stessi caffè dove lui tiene banco con il racconto delle sue mirabolanti avventure in giro per il mondo. Quello che non dice è che in quei luoghi esotici, Tahiti, Giava, Rio de Janeiro, Bombay, ha vissuto di lavoretti umilianti, di piccole truffe; e a Panama ha anche trascorso un paio d’anni in carcere. Non ci mette molto, Léa, a capire di trovarsi di fronte un dilettante, un piccolo imbroglione da quattro soldi che si è sempre cullato nella convinzione, o nell’illusione, di non essere «un pecorone» come tutti gli altri, e di poter fare grandi cose. Comincia a disprezzarlo, e non glielo nasconde. E poi, perché piazzarsi proprio lì, in quel buco dove lui è nato, e dal quale mancava da più di vent’anni? Che cosa cerca, esattamente, De Ritter? Perché passa tre volte al giorno davanti a casa di sua madre senza mai decidersi a entrare? Forse perché è sempre stata certa che un giorno, fatalmente, quel figlio avrebbe fatto qualcosa non di grande, ma di irreparabile?