Author: | Mathias Gatza | ISBN: | 9788854507265 |
Publisher: | Neri Pozza | Publication: | April 29, 2013 |
Imprint: | Neri Pozza | Language: | Italian |
Author: | Mathias Gatza |
ISBN: | 9788854507265 |
Publisher: | Neri Pozza |
Publication: | April 29, 2013 |
Imprint: | Neri Pozza |
Language: | Italian |
Dresda, 2002. Le acque dell’Elba hanno appena invaso la città e, dalla grata di un impianto di depurazione, un anonimo storico dell’arte ripesca un prezioso libretto del XVII secolo stampato con rari caratteri a piombo che descrive la vita e le opere di un misterioso artista barocco di nature morte: Silvius Schwarz, un pittore sassone di cui esistono solo due opere, dall’attribuzione tra l’altro incerta. Il biografo, il compositore Leopold, narra di aver fatto ricorso alla stampa perché incapace di scrivere a mano quanto desiderava comunicare ai posteri, l’ossessione che permeò l’intera esistenza del suo amico artista: riprodurre la realtà nel modo più fedele possibile, catturando l’essenza delle cose. Da quel momento in poi Silvius Schwarz, il naturamortista stranamente assente in tutte le altre fonti d’epoca, il pittore scomparso come una chimera dalle pagine della storia, diventa per lo storico dell’arte una spina nel fianco, un’autentica rovina. Con in tasca l’anticipo ottenuto da un incauto editore per un romanzo storico d’intrattenimento, il nostro si rifugia in un paesino nei pressi di Dresda, dove affitta una casa colonica in pessime condizioni, e dove si tuffa ancor più profondamente negli archivi, spulciando i documenti fino a farsi venire la barba lunga. Negli anni seguenti, si imbatte in modo avventuroso in altri cinque libretti di Leopold e, quando incontra l’attraente collega Sandra Kopp, ricorre addirittura al furto per mettere le mani su un romanzo epistolare che contiene le lettere di Schwarz e della bellissima cugina, Sophie von Schlosser, matematica e musicista di talento. Lettere in cui il pittore racconta all’amata cugina dei suoi sforzi e dei progressi alla ricerca di fermare un singolo attimo del reale senza l'intervento di colori e pennelli, in una perfezione altrimenti irraggiungibile. Un pezzo dopo l’altro, il romanzo ricostruisce da diversi punti di vista la storia del misterioso artista svelando il suo incredibile segreto, l’apparecchio che gli consentiva di essere un mago della luce e di catturare l’intima essenza delle cose: un occhio artificiale che, nella seconda metà del XVII secolo, anticipa di secoli l’invenzione della fotografia. Il mago della luce è un magnifico romanzo storico che, sotto la forma di un avvincente giallo filosofico, narra di una triplice ossessione: quella dell’anonimo studioso per Silvius Schwarz, del pittore per l’immagine perfetta e di Sophie von Schlosser per l’uomo che ama.
Dresda, 2002. Le acque dell’Elba hanno appena invaso la città e, dalla grata di un impianto di depurazione, un anonimo storico dell’arte ripesca un prezioso libretto del XVII secolo stampato con rari caratteri a piombo che descrive la vita e le opere di un misterioso artista barocco di nature morte: Silvius Schwarz, un pittore sassone di cui esistono solo due opere, dall’attribuzione tra l’altro incerta. Il biografo, il compositore Leopold, narra di aver fatto ricorso alla stampa perché incapace di scrivere a mano quanto desiderava comunicare ai posteri, l’ossessione che permeò l’intera esistenza del suo amico artista: riprodurre la realtà nel modo più fedele possibile, catturando l’essenza delle cose. Da quel momento in poi Silvius Schwarz, il naturamortista stranamente assente in tutte le altre fonti d’epoca, il pittore scomparso come una chimera dalle pagine della storia, diventa per lo storico dell’arte una spina nel fianco, un’autentica rovina. Con in tasca l’anticipo ottenuto da un incauto editore per un romanzo storico d’intrattenimento, il nostro si rifugia in un paesino nei pressi di Dresda, dove affitta una casa colonica in pessime condizioni, e dove si tuffa ancor più profondamente negli archivi, spulciando i documenti fino a farsi venire la barba lunga. Negli anni seguenti, si imbatte in modo avventuroso in altri cinque libretti di Leopold e, quando incontra l’attraente collega Sandra Kopp, ricorre addirittura al furto per mettere le mani su un romanzo epistolare che contiene le lettere di Schwarz e della bellissima cugina, Sophie von Schlosser, matematica e musicista di talento. Lettere in cui il pittore racconta all’amata cugina dei suoi sforzi e dei progressi alla ricerca di fermare un singolo attimo del reale senza l'intervento di colori e pennelli, in una perfezione altrimenti irraggiungibile. Un pezzo dopo l’altro, il romanzo ricostruisce da diversi punti di vista la storia del misterioso artista svelando il suo incredibile segreto, l’apparecchio che gli consentiva di essere un mago della luce e di catturare l’intima essenza delle cose: un occhio artificiale che, nella seconda metà del XVII secolo, anticipa di secoli l’invenzione della fotografia. Il mago della luce è un magnifico romanzo storico che, sotto la forma di un avvincente giallo filosofico, narra di una triplice ossessione: quella dell’anonimo studioso per Silvius Schwarz, del pittore per l’immagine perfetta e di Sophie von Schlosser per l’uomo che ama.