Author: | Vincenzo Marrazzo | ISBN: | 9788892629356 |
Publisher: | Youcanprint | Publication: | October 3, 2016 |
Imprint: | Language: | Italian |
Author: | Vincenzo Marrazzo |
ISBN: | 9788892629356 |
Publisher: | Youcanprint |
Publication: | October 3, 2016 |
Imprint: | |
Language: | Italian |
Apri. Clic! Esiste una chiave per ogni scrigno, ma, per penetrare quello del cuore, quello dell’anima che, silenziosa, si nasconde oltre lo sguardo che non mente, ci vuole l’unica fotografia capace di cogliere i dettagli, una fotografia a cui non sfugge il silenzio, una fotografia che cattura l’infinito e ferma il tempo. Per cogliere un raggio celato, un’ala nascosta, bisogna immergersi nell’acqua catartica e purificatrice della poesia, dell’acqua che sgorga, silenziosa, dalla penna, al cuore, dall’anima, al foglio. Che grida verità, che insegue il riflesso nell’acqua. Che cammina sulle sabbie mobili, che si appoggia agli scogli. Che si frange nel cielo, che non si spezza nella morte. Un viaggio, il viaggio iniziatico, che ognuno di noi deve intraprendere, per conoscere un mondo, attraverso i nostri occhi o quelli di cristallo illuminato della persona amata. Un viaggio iniziatico che parta dalla vita e arrivi a scoprire la nostra essenza. Che parta dal centro del mare e approdi a un porto, quello sicuro che non fa dire soltanto “Tu sei”, ma “Io sono”. Come Vincenzo, in queste meravigliose pagine, ancora espressione instancabile del suo animo poetico, come segno tangibile del raggio che venne e gli abbagliò la mente. Perché, come tutti, Vincenzo fa esperienza della vita. Di quella spesso crudele, incomprensibile natura, che ci inciampa, che ci cade, che ci rialza. Che ci inasprisce, che ci delude, che ci fa sognare, che ci sfida, che mette a dura prova i buoni sentimenti. Che si risolve nella fotografia e nella poesia, in un tenue gioco di parole, che si incontrano e si confondono, perché l’una è specchio dell’altra, l’una può diventare l’altra, nel cuore e negli occhi. A questo punto, ognuno è chiamato a scegliere, o di lasciarsi ingabbiare il cuore nella rabbia o nell’odio, o rischiare di giocare col fuoco, o di incontrare o di lasciar andare un amico, o di trovare la guida dell’angelo, che ti mostri il mondo e la sua tempesta. Una tempesta che può rimanere a imperversare le coste impietose del mondo o che può dissolversi con “la tua volontà senza fine”. La volontà di Vincenzo di immergerci nel suo viaggio personale e solitario, nel suo viaggio di uomo e di poeta, ed è in questa investitura poetica, visionaria, quasi profetica, che risiede la differenza, la luce che fa sfavillare il suo cuore e riempie le sue poesie d’amore. E di sogno. E nel sogno trova la vera vita. Nel sognare, timido e infinito, nelle immagini angeliche, nelle porte che si schiudono, una pagina dopo l’altra, ai gradini che si salgono, dalla vita, alla missione, dal buio, basso indistinto al raggio che sfolgora nella mente, abbagliandola. E rendendola capace di vedere oltre. Molto oltre. Fino a cogliere una dolcissima “barboncina”, una bambina desiderata, venuta direttamente dal Paradiso, come un angelo, come a prenderlo per mano, come a condurlo, insieme a lei, in un mondo a parte, il mondo dei poeti e dei sognatori, che soltanto può far vedere chiaramente questo mondo. Vincenzo, in queste poesie, non cerca un estraniamento dal pianeta, una fuga esotica nel tempo e nello spazio, ma quella realtà, che tanto può ferire, è sempre ben presente. La vita è base e materia del suo scrivere, del suo esistere nella poesia. Del suo vedere la realtà dall’alto, con la lucidità della sua penna, che dipinge immagini di questo mondo e dell’altro, anche. Che intreccia figure femminili incredibilmente umane ad angeli del Paradiso, che mescola la luce e il buio, senza che prevalga mai il secondo.
(dalla prefazione di Arianna Frappini)
Apri. Clic! Esiste una chiave per ogni scrigno, ma, per penetrare quello del cuore, quello dell’anima che, silenziosa, si nasconde oltre lo sguardo che non mente, ci vuole l’unica fotografia capace di cogliere i dettagli, una fotografia a cui non sfugge il silenzio, una fotografia che cattura l’infinito e ferma il tempo. Per cogliere un raggio celato, un’ala nascosta, bisogna immergersi nell’acqua catartica e purificatrice della poesia, dell’acqua che sgorga, silenziosa, dalla penna, al cuore, dall’anima, al foglio. Che grida verità, che insegue il riflesso nell’acqua. Che cammina sulle sabbie mobili, che si appoggia agli scogli. Che si frange nel cielo, che non si spezza nella morte. Un viaggio, il viaggio iniziatico, che ognuno di noi deve intraprendere, per conoscere un mondo, attraverso i nostri occhi o quelli di cristallo illuminato della persona amata. Un viaggio iniziatico che parta dalla vita e arrivi a scoprire la nostra essenza. Che parta dal centro del mare e approdi a un porto, quello sicuro che non fa dire soltanto “Tu sei”, ma “Io sono”. Come Vincenzo, in queste meravigliose pagine, ancora espressione instancabile del suo animo poetico, come segno tangibile del raggio che venne e gli abbagliò la mente. Perché, come tutti, Vincenzo fa esperienza della vita. Di quella spesso crudele, incomprensibile natura, che ci inciampa, che ci cade, che ci rialza. Che ci inasprisce, che ci delude, che ci fa sognare, che ci sfida, che mette a dura prova i buoni sentimenti. Che si risolve nella fotografia e nella poesia, in un tenue gioco di parole, che si incontrano e si confondono, perché l’una è specchio dell’altra, l’una può diventare l’altra, nel cuore e negli occhi. A questo punto, ognuno è chiamato a scegliere, o di lasciarsi ingabbiare il cuore nella rabbia o nell’odio, o rischiare di giocare col fuoco, o di incontrare o di lasciar andare un amico, o di trovare la guida dell’angelo, che ti mostri il mondo e la sua tempesta. Una tempesta che può rimanere a imperversare le coste impietose del mondo o che può dissolversi con “la tua volontà senza fine”. La volontà di Vincenzo di immergerci nel suo viaggio personale e solitario, nel suo viaggio di uomo e di poeta, ed è in questa investitura poetica, visionaria, quasi profetica, che risiede la differenza, la luce che fa sfavillare il suo cuore e riempie le sue poesie d’amore. E di sogno. E nel sogno trova la vera vita. Nel sognare, timido e infinito, nelle immagini angeliche, nelle porte che si schiudono, una pagina dopo l’altra, ai gradini che si salgono, dalla vita, alla missione, dal buio, basso indistinto al raggio che sfolgora nella mente, abbagliandola. E rendendola capace di vedere oltre. Molto oltre. Fino a cogliere una dolcissima “barboncina”, una bambina desiderata, venuta direttamente dal Paradiso, come un angelo, come a prenderlo per mano, come a condurlo, insieme a lei, in un mondo a parte, il mondo dei poeti e dei sognatori, che soltanto può far vedere chiaramente questo mondo. Vincenzo, in queste poesie, non cerca un estraniamento dal pianeta, una fuga esotica nel tempo e nello spazio, ma quella realtà, che tanto può ferire, è sempre ben presente. La vita è base e materia del suo scrivere, del suo esistere nella poesia. Del suo vedere la realtà dall’alto, con la lucidità della sua penna, che dipinge immagini di questo mondo e dell’altro, anche. Che intreccia figure femminili incredibilmente umane ad angeli del Paradiso, che mescola la luce e il buio, senza che prevalga mai il secondo.
(dalla prefazione di Arianna Frappini)