Author: | Gabriele D'Annunzio | ISBN: | 9788874171095 |
Publisher: | REA Multimedia | Publication: | August 1, 2011 |
Imprint: | Language: | Italian |
Author: | Gabriele D'Annunzio |
ISBN: | 9788874171095 |
Publisher: | REA Multimedia |
Publication: | August 1, 2011 |
Imprint: | |
Language: | Italian |
Gabriele D’Annunzio pubblica Il Piacere nel 1889, proponendosi di uscire dai limiti del Naturalismo, non più imitando, ma continuando la natura. Inizia così un tipo di prosa introspettiva e psicologica, tentando di scandagliare le complicazioni e le deviazioni della vita mondana e amorosa del protagonista, Andrea Sperelli, «ultimo discendente d'una razza intellettuale», educato dal padre a costruire la propria esistenza come «un'opera d'arte». Il culto dell'arte, la risoluzione della vita stessa nell'arte, la ricerca del bello e di tutto ciò che è prezioso nel più assoluto distacco da ogni convenzione morale, il disprezzo per la volgarità del mondo borghese, accomunano il romanzo di D'Annunzio al Dorian Gray di Oscar Wilde e al Des Esseintes di Huymans, e ne fanno la versione Italiana dell'esteta decadente. Non solo, ma l'«anima camaleontica, mutabile, fluida, virtuale» di Andrea Sperelli rivela quella mancanza di autenticità, di forza morale e di volontà che si ritroverà in tanti personaggi decadenti, crepuscolari, inetti e indifferenti che affollano la letteratura di questo secolo. Duplice e ambigua appare dunque questa figura in cui convivono il grandioso il meschino; e in modo altrettanto duplice, D'Annunzio si immedesima e si distacca da essa.
Gabriele D’Annunzio pubblica Il Piacere nel 1889, proponendosi di uscire dai limiti del Naturalismo, non più imitando, ma continuando la natura. Inizia così un tipo di prosa introspettiva e psicologica, tentando di scandagliare le complicazioni e le deviazioni della vita mondana e amorosa del protagonista, Andrea Sperelli, «ultimo discendente d'una razza intellettuale», educato dal padre a costruire la propria esistenza come «un'opera d'arte». Il culto dell'arte, la risoluzione della vita stessa nell'arte, la ricerca del bello e di tutto ciò che è prezioso nel più assoluto distacco da ogni convenzione morale, il disprezzo per la volgarità del mondo borghese, accomunano il romanzo di D'Annunzio al Dorian Gray di Oscar Wilde e al Des Esseintes di Huymans, e ne fanno la versione Italiana dell'esteta decadente. Non solo, ma l'«anima camaleontica, mutabile, fluida, virtuale» di Andrea Sperelli rivela quella mancanza di autenticità, di forza morale e di volontà che si ritroverà in tanti personaggi decadenti, crepuscolari, inetti e indifferenti che affollano la letteratura di questo secolo. Duplice e ambigua appare dunque questa figura in cui convivono il grandioso il meschino; e in modo altrettanto duplice, D'Annunzio si immedesima e si distacca da essa.