Il rapinatore puntiglioso

Nonfiction, Entertainment, Humour & Comedy, General Humour
Cover of the book Il rapinatore puntiglioso by Salvatore Messina, Salvatore Messina
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Author: Salvatore Messina ISBN: 9788826042176
Publisher: Salvatore Messina Publication: March 25, 2017
Imprint: Language: Italian
Author: Salvatore Messina
ISBN: 9788826042176
Publisher: Salvatore Messina
Publication: March 25, 2017
Imprint:
Language: Italian

La commedia è, in realtà, un vero e proprio comizio (sullo stile dello Speakers' Corner di Hyde Park) sotto mentite spoglie. Avevo pensato, infatti, di evidenziare taluni luoghi comuni, ipocrisie, debolezze e contraddizioni umane, nonché autentici drammi interiori spesso sottovalutati, ma mi rendevo conto che ben pochi avrebbero avuto la pazienza di ascoltarmi; ho quindi scelto di presentare questi temi in una forma comica e surreale.
Ne consegue che la commedia presenta due livelli di lettura: il primo livello divertirà (almeno spero), con le sue continue gags e la sua struttura narrativa di senso compiuto e un po' romantica, i lettori poco interessati al comizio. Il secondo livello, con i suoi intenti satirici, potrà, invece, offrire (anche questa è solo una speranza, in quanto, non a tutti risulterà evidente lo strale contenuto in ciascuna delle gags) numerosi spunti di riflessione a chi coltivi interessi di natura sociologica.
Esiste una qualche differenza tra la mia satira e quella così in voga in parecchi programmi tv? Io credo di sì. La satira di moda alla tv parla alla "pancia" del pubblico, mirando a gratificarlo e ingraziarselo enunciando ed esprimendo in forma notevolmente ed efficacemente umoristica, insinuazioni e malignità già note e largamente diffuse fra la gente comune. La mia satira, invece, è più simile a quella di Esopo: si rivolge alla "mente", non gratifica la "pancia", anzi rischia di suscitare reazioni ostili o comunque negative; e, soprattutto, getta una luce, seppur fioca, su atteggiamenti erronei o luoghi comuni. Per esempio, sono evidenziati i frequenti monologhi travestiti da dialoghi (vedi il "dialogo" tra direttore e rapinatore), il narcisismo individualistico travestito da nazionalismo, il razzismo di sostanza travestito da antirazzismo di forma... Ma vi è un'altra differenza sostanziale tra la mia satira e quella dei comici di professione: io non vado a colpire sistematicamente i potenti o, comunque, i politici, soddisfacendo l'inconsapevole invidia o malcontento dei meno fortunati (sarebbe un gioco molto facile, di sicuro successo, ma assolutamente improduttivo, anzi fuorviante per l'interesse collettivo, in quanto alimenterebbe un pernicioso circolo vizioso), ma cerco di stimolare la riflessione delle persone di buona volontà, sottolineando, a costo di rendermi sgradevole, gli errori e gli equivoci della classe popolare, che è la madre di tutti i politici, la scuola da cui essi sono usciti, e la fucina che deve produrre le nuove generazioni. Auguro una piacevole lettura ai miei eventuali lettori e un pizzico di riflessione a quelli più pazienti.

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La commedia è, in realtà, un vero e proprio comizio (sullo stile dello Speakers' Corner di Hyde Park) sotto mentite spoglie. Avevo pensato, infatti, di evidenziare taluni luoghi comuni, ipocrisie, debolezze e contraddizioni umane, nonché autentici drammi interiori spesso sottovalutati, ma mi rendevo conto che ben pochi avrebbero avuto la pazienza di ascoltarmi; ho quindi scelto di presentare questi temi in una forma comica e surreale.
Ne consegue che la commedia presenta due livelli di lettura: il primo livello divertirà (almeno spero), con le sue continue gags e la sua struttura narrativa di senso compiuto e un po' romantica, i lettori poco interessati al comizio. Il secondo livello, con i suoi intenti satirici, potrà, invece, offrire (anche questa è solo una speranza, in quanto, non a tutti risulterà evidente lo strale contenuto in ciascuna delle gags) numerosi spunti di riflessione a chi coltivi interessi di natura sociologica.
Esiste una qualche differenza tra la mia satira e quella così in voga in parecchi programmi tv? Io credo di sì. La satira di moda alla tv parla alla "pancia" del pubblico, mirando a gratificarlo e ingraziarselo enunciando ed esprimendo in forma notevolmente ed efficacemente umoristica, insinuazioni e malignità già note e largamente diffuse fra la gente comune. La mia satira, invece, è più simile a quella di Esopo: si rivolge alla "mente", non gratifica la "pancia", anzi rischia di suscitare reazioni ostili o comunque negative; e, soprattutto, getta una luce, seppur fioca, su atteggiamenti erronei o luoghi comuni. Per esempio, sono evidenziati i frequenti monologhi travestiti da dialoghi (vedi il "dialogo" tra direttore e rapinatore), il narcisismo individualistico travestito da nazionalismo, il razzismo di sostanza travestito da antirazzismo di forma... Ma vi è un'altra differenza sostanziale tra la mia satira e quella dei comici di professione: io non vado a colpire sistematicamente i potenti o, comunque, i politici, soddisfacendo l'inconsapevole invidia o malcontento dei meno fortunati (sarebbe un gioco molto facile, di sicuro successo, ma assolutamente improduttivo, anzi fuorviante per l'interesse collettivo, in quanto alimenterebbe un pernicioso circolo vizioso), ma cerco di stimolare la riflessione delle persone di buona volontà, sottolineando, a costo di rendermi sgradevole, gli errori e gli equivoci della classe popolare, che è la madre di tutti i politici, la scuola da cui essi sono usciti, e la fucina che deve produrre le nuove generazioni. Auguro una piacevole lettura ai miei eventuali lettori e un pizzico di riflessione a quelli più pazienti.

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