Author: | Ramana | ISBN: | 9788868205362 |
Publisher: | Edizioni Il Punto d'incontro | Publication: | May 17, 2018 |
Imprint: | Edizioni Il Punto d'incontro | Language: | Italian |
Author: | Ramana |
ISBN: | 9788868205362 |
Publisher: | Edizioni Il Punto d'incontro |
Publication: | May 17, 2018 |
Imprint: | Edizioni Il Punto d'incontro |
Language: | Italian |
Tra i vari testi dell’immortale tradizione preservata in India, ce ne sono due che spiccano su tutti gli altri per la loro profondità e audacia: lo Yoga Vasishta e la Ribhu Gita. Essi infatti affermano che è possibile, anzi certo, che la liberazione venga conseguita semplicemente immergendosi nel loro studio. Mentre lo Yoga Vasishta afferma che persino chi non ha le qualificazioni per la comprensione del testo le svilupperà studiandolo e gradualmente sarà portato alla liberazione, la Ribhu Gita afferma di poterla produrre istantaneamente in chi è qualificato. Che formidabili assicurazioni! Chi riempie la propria esistenza con uno di questi testi è senza dubbio un essere fortunato poiché è destinato a realizzare la Meta della vita. Esistono basilarmente due versioni della Ribhu Gita, entrambe in due antiche lingue, una in sanscrito e una in tamil. La Ribhu Gita è considerata l’essenza di una scrittura più vasta, lo Shiva Rahasya, di cui forma il sesto capitolo; proprio come lo Yoga Vasishta è considerato l’essenza del Ramayana o la Bhagavad Gita del Mahabharata. La versione tamil, pur seguendo la forma del sanscrito originale, appare in una metrica di otto versi e con l’intenzione di rendere più chiaro il contenuto. Inoltre, alla fine di ogni capitolo tende a riassumere in un verso il significato del capitolo stesso lodando Shiva nella forma di Nataraja, Shiva che esegue la danza cosmica. Di Bhikshu Shastri, il grande e ispirato traduttore e compositore che ha prodotto la versione tamil nel 1880, si narra un interessante episodio. Profondamente colpito dal puro insegnamento advaita della Ribhu Gita, vi si attenne così strettamente da negare la realtà di ogni fenomeno, considerandolo un’allucinazione o un miraggio, inclusi gli Dei. Gli Dei, a questo, lo misero alla prova, facendogli perdere la vista, che recuperò soltanto quando scrisse i versi finali di ogni capitolo in lode di Nataraja, la Forma del Senza forma! Poiché nel corso del tempo il linguaggio cambia e la metrica sanscrita e tamil richiedono molte ripetizioni, pur auspicando che questi testi vengano preservati integralmente, nell’originale, per il bene di tutti gli esseri di ogni creazione, questa opera è un condensato delle due versioni, di cui trae l’essenza, senza tralasciare nulla, pur omettendo alcune ripetizioni che nella lingua italiana attuale potrebbero rendere il testo meno efficace. L’unico scopo è stato quello di facilitare il sentiero ai fortunati cercatori. In fondo, è ben detto nella Ribhu Gita stessa che un suo solo verso è sufficiente per raggiungere la liberazione...
Tra i vari testi dell’immortale tradizione preservata in India, ce ne sono due che spiccano su tutti gli altri per la loro profondità e audacia: lo Yoga Vasishta e la Ribhu Gita. Essi infatti affermano che è possibile, anzi certo, che la liberazione venga conseguita semplicemente immergendosi nel loro studio. Mentre lo Yoga Vasishta afferma che persino chi non ha le qualificazioni per la comprensione del testo le svilupperà studiandolo e gradualmente sarà portato alla liberazione, la Ribhu Gita afferma di poterla produrre istantaneamente in chi è qualificato. Che formidabili assicurazioni! Chi riempie la propria esistenza con uno di questi testi è senza dubbio un essere fortunato poiché è destinato a realizzare la Meta della vita. Esistono basilarmente due versioni della Ribhu Gita, entrambe in due antiche lingue, una in sanscrito e una in tamil. La Ribhu Gita è considerata l’essenza di una scrittura più vasta, lo Shiva Rahasya, di cui forma il sesto capitolo; proprio come lo Yoga Vasishta è considerato l’essenza del Ramayana o la Bhagavad Gita del Mahabharata. La versione tamil, pur seguendo la forma del sanscrito originale, appare in una metrica di otto versi e con l’intenzione di rendere più chiaro il contenuto. Inoltre, alla fine di ogni capitolo tende a riassumere in un verso il significato del capitolo stesso lodando Shiva nella forma di Nataraja, Shiva che esegue la danza cosmica. Di Bhikshu Shastri, il grande e ispirato traduttore e compositore che ha prodotto la versione tamil nel 1880, si narra un interessante episodio. Profondamente colpito dal puro insegnamento advaita della Ribhu Gita, vi si attenne così strettamente da negare la realtà di ogni fenomeno, considerandolo un’allucinazione o un miraggio, inclusi gli Dei. Gli Dei, a questo, lo misero alla prova, facendogli perdere la vista, che recuperò soltanto quando scrisse i versi finali di ogni capitolo in lode di Nataraja, la Forma del Senza forma! Poiché nel corso del tempo il linguaggio cambia e la metrica sanscrita e tamil richiedono molte ripetizioni, pur auspicando che questi testi vengano preservati integralmente, nell’originale, per il bene di tutti gli esseri di ogni creazione, questa opera è un condensato delle due versioni, di cui trae l’essenza, senza tralasciare nulla, pur omettendo alcune ripetizioni che nella lingua italiana attuale potrebbero rendere il testo meno efficace. L’unico scopo è stato quello di facilitare il sentiero ai fortunati cercatori. In fondo, è ben detto nella Ribhu Gita stessa che un suo solo verso è sufficiente per raggiungere la liberazione...