Author: | G. Pagenstecher | ISBN: | 9786050367737 |
Publisher: | G. Pagenstecher | Publication: | March 25, 2015 |
Imprint: | Language: | Italian |
Author: | G. Pagenstecher |
ISBN: | 9786050367737 |
Publisher: | G. Pagenstecher |
Publication: | March 25, 2015 |
Imprint: | |
Language: | Italian |
Anche la parapsicologia più rigorosa e scientifica, (la "scuola americana", per intenderci, nata con Joseph Banks Rhine negli anni trenta, alla Duke University), include la chiaroveggenza nel passato, definita pure retrocognizione, fra le quattro fondamentali manifestazioni dell’E.S.P. Ciò che in termini forse anacronistici potremmo anche definire divinazione nel passato, affianca le più note telepatia, chiaroveggenza e precognizione. In particolare, tra i fenomeni retrocognitivi, la psicometria è senz’altro uno dei più interessanti e suggestivi.
A dir la verità, il termine è un po’ infelice. Significa "misura dell’anima", tanto che in psicologia designa il settore che comprende: test d’intelligenza, attitudinali e sulla personalità, tecniche proiettive, ecc.; perciò, nulla di paranormale. Che poi, dal greco "psiché", sia derivato l’attuale "insieme delle funzioni psicologiche dell’uomo", cioè il concetto di psiche, è un altro aspetto del problema etimologico. Quando, nel 1849, il medico americano Joseph Rhodes Buchanan divulgò, nel Journal of Man, alcune sue "strane esperienze", usando, per la prima volta in metapsichica, la parola psychometry, l’uso di questo termine si diffuse. Gli esperimenti del Buchanan erano in parte analoghi a quelli successivi del nostro Autore, che all’epoca addirittura non era ancora nato. Siamo di fronte a un fenomeno di retrocognizione che viene definito psicometria, se un sensitivo, toccando degli oggetti (detti "induttori"), descrive episodi a cui l’oggetto fu presente, o racconta la storia dell’oggetto stesso, o narra avvenimenti di persone che lo hanno posseduto. In tempi più recenti, alcuni studiosi preferiscono distinguere la casistica con altri due vocaboli: psicoscopia e chiaroveggenza tattile. Il primo indica l’oggetto che "narra la propria storia": ed è proprio il contenuto di codesto libro. Il secondo si attaglia, per esempio, ai casi in cui il sensitivo si "mette in contatto" (per telepatia o chiaroveggenza) con il possessore dell’oggetto, fornendo notizie di avvenimenti a cui l’oggetto stesso era assente. Personalmente, però, concordo con Buchanan, Pagenstecher, e altri studiosi, che usano il termine psicometria al posto di psicoscopia, anche se quest’ultimo, derivato dal greco "psyché" e "skopèin" (cioè "vedere con l’anima"), è, come etimologia, più esatto. Ma quante parole assumono un significato talmente diverso rispetto all’origine? Un esempio evidente è telepatia, dal greco "tèle" e "pàthos", cioè "sofferenza a distanza": sappiamo, invece, che telepatia indica oggi tutt’altro.
Anche la parapsicologia più rigorosa e scientifica, (la "scuola americana", per intenderci, nata con Joseph Banks Rhine negli anni trenta, alla Duke University), include la chiaroveggenza nel passato, definita pure retrocognizione, fra le quattro fondamentali manifestazioni dell’E.S.P. Ciò che in termini forse anacronistici potremmo anche definire divinazione nel passato, affianca le più note telepatia, chiaroveggenza e precognizione. In particolare, tra i fenomeni retrocognitivi, la psicometria è senz’altro uno dei più interessanti e suggestivi.
A dir la verità, il termine è un po’ infelice. Significa "misura dell’anima", tanto che in psicologia designa il settore che comprende: test d’intelligenza, attitudinali e sulla personalità, tecniche proiettive, ecc.; perciò, nulla di paranormale. Che poi, dal greco "psiché", sia derivato l’attuale "insieme delle funzioni psicologiche dell’uomo", cioè il concetto di psiche, è un altro aspetto del problema etimologico. Quando, nel 1849, il medico americano Joseph Rhodes Buchanan divulgò, nel Journal of Man, alcune sue "strane esperienze", usando, per la prima volta in metapsichica, la parola psychometry, l’uso di questo termine si diffuse. Gli esperimenti del Buchanan erano in parte analoghi a quelli successivi del nostro Autore, che all’epoca addirittura non era ancora nato. Siamo di fronte a un fenomeno di retrocognizione che viene definito psicometria, se un sensitivo, toccando degli oggetti (detti "induttori"), descrive episodi a cui l’oggetto fu presente, o racconta la storia dell’oggetto stesso, o narra avvenimenti di persone che lo hanno posseduto. In tempi più recenti, alcuni studiosi preferiscono distinguere la casistica con altri due vocaboli: psicoscopia e chiaroveggenza tattile. Il primo indica l’oggetto che "narra la propria storia": ed è proprio il contenuto di codesto libro. Il secondo si attaglia, per esempio, ai casi in cui il sensitivo si "mette in contatto" (per telepatia o chiaroveggenza) con il possessore dell’oggetto, fornendo notizie di avvenimenti a cui l’oggetto stesso era assente. Personalmente, però, concordo con Buchanan, Pagenstecher, e altri studiosi, che usano il termine psicometria al posto di psicoscopia, anche se quest’ultimo, derivato dal greco "psyché" e "skopèin" (cioè "vedere con l’anima"), è, come etimologia, più esatto. Ma quante parole assumono un significato talmente diverso rispetto all’origine? Un esempio evidente è telepatia, dal greco "tèle" e "pàthos", cioè "sofferenza a distanza": sappiamo, invece, che telepatia indica oggi tutt’altro.