Author: | Jean Baudrillard | ISBN: | 9788897686958 |
Publisher: | Fausto Lupetti Editore | Publication: | May 5, 2013 |
Imprint: | Language: | Italian |
Author: | Jean Baudrillard |
ISBN: | 9788897686958 |
Publisher: | Fausto Lupetti Editore |
Publication: | May 5, 2013 |
Imprint: | |
Language: | Italian |
I saggi del più grande pensatore postmoderno
Affascina Jean Baudrillard che a suo modo è stato ammaliato dal problema della debole realtà della realtà nel nostro tempo sempre più dominato dalla tecnica, dal mediatico, dallo sviluppo del virtuale, dal digitale e da internet. Da una ideologia fondata sull’estasi della comunicazione.
È vano cercare una soluzione progressista, realista, come è stato per la cultura del secondo novecento sia francese che italiano, c’è soltanto la necessità di conservare uno sguardo che non è critico (Baudrillard ritiene superato il pensiero critico) ma aperto e lucido. Senza amarezza, in una tranquilla disperazione, con l’idea che la fine non si approssima, ma è già in atto, Baudrillard vive in queste pagine da noi scelte fra le opere un’apocalisse da padre sereno.
Il valore del grande pensatore francese recentemente scomparso consiste nel suo lavoro di derealizzatore, eccellendo nel disgregare le evidenze, che ci risveglia, ci stimola.
L'AUTORE: Jean Baudrillard nacque a Reims, in Francia, nel 1929. Nel 1956, insegna come professore ad un liceo francese e diviene studioso della lingua e della cultura tedesca, pubblicando, tra il 1962 e il 1963, alcuni saggi sulla letteratura, nella rivista "Les temps modernes", e traducendo opere di Peter Weiss, Bertold Brecht e Wilhelm Mühlmann. Durante tale periodo, collabora con la casa editrice Seuil e si avvicina al pensiero di Henri Lefebvre, le cui critiche sulla vita quotidiana lo impressionarono notevolmente, e Roland Barthes, le cui analisi semiologiche sulla società contemporanea ebbero un’influenza duratura nel suo pensiero. Nel 1966, Baudrillard diviene assistente di Lefebvre ed insegna sociologia, dopo aver discusso la propria “Thèse de Troisième Cycle”, attraverso una dissertazione intitolata “Il sistema degli oggetti”, presso l’università di Paris-Nanterre. Baudrillard, che prosegue in tale periodo, i propri studi in sociologia, filosofia e semiologia, propone quindi una propria teoria sociale attraverso la pubblicazione di tre saggi, che gli resero una fama a livello internazionale: "Il sistema degli oggetti", nel 1968, "La società consumistica", nel 1970, e "Per una critica dell’economia politica del segno", nel 1972, attraverso i quali tenta di unire e contrapporre l’economia alla ociologia e di combinare gli studi della vita quotidiana, iniziati da Lefebvre, con l’analisi della vita dei segni nel sistema degli oggetti in ambito semiologico.
Nella seconda metà degli anni sessanta, Baudrillard aderisce ad un gruppo di intellettuali, riuniti attorno al giornale “Utopie”, e si avvicina alle tematiche di Guy Debord e del Situazionismo internazionale. Dal 1970, Baudrillard, pur avendo partecipato attivamente ai moti rivoluzionari del 1968 e pur avendo simpatizzato per la teoria rivoluzionaria marxista, inizia a dissociarvisi progressivamente, ipotizzando una possibile rivolta, alternativa rispetto alla visione di Karl Marx , contro la società consumistica attuale. Nei numerosi e successivi saggi, il sociologo amplia la propria critica verso l’attuale ordine sociale, che ritiene totalmente dominato e governato dalla notevole quantità di oggetti economici prodotti, e contro la filosofia radicale del marxismo, ripresa da molti filosofi contemporanei, che avrebbero in seguito condiviso la svolta postmoderna di Baudrillard.
I saggi del più grande pensatore postmoderno
Affascina Jean Baudrillard che a suo modo è stato ammaliato dal problema della debole realtà della realtà nel nostro tempo sempre più dominato dalla tecnica, dal mediatico, dallo sviluppo del virtuale, dal digitale e da internet. Da una ideologia fondata sull’estasi della comunicazione.
È vano cercare una soluzione progressista, realista, come è stato per la cultura del secondo novecento sia francese che italiano, c’è soltanto la necessità di conservare uno sguardo che non è critico (Baudrillard ritiene superato il pensiero critico) ma aperto e lucido. Senza amarezza, in una tranquilla disperazione, con l’idea che la fine non si approssima, ma è già in atto, Baudrillard vive in queste pagine da noi scelte fra le opere un’apocalisse da padre sereno.
Il valore del grande pensatore francese recentemente scomparso consiste nel suo lavoro di derealizzatore, eccellendo nel disgregare le evidenze, che ci risveglia, ci stimola.
L'AUTORE: Jean Baudrillard nacque a Reims, in Francia, nel 1929. Nel 1956, insegna come professore ad un liceo francese e diviene studioso della lingua e della cultura tedesca, pubblicando, tra il 1962 e il 1963, alcuni saggi sulla letteratura, nella rivista "Les temps modernes", e traducendo opere di Peter Weiss, Bertold Brecht e Wilhelm Mühlmann. Durante tale periodo, collabora con la casa editrice Seuil e si avvicina al pensiero di Henri Lefebvre, le cui critiche sulla vita quotidiana lo impressionarono notevolmente, e Roland Barthes, le cui analisi semiologiche sulla società contemporanea ebbero un’influenza duratura nel suo pensiero. Nel 1966, Baudrillard diviene assistente di Lefebvre ed insegna sociologia, dopo aver discusso la propria “Thèse de Troisième Cycle”, attraverso una dissertazione intitolata “Il sistema degli oggetti”, presso l’università di Paris-Nanterre. Baudrillard, che prosegue in tale periodo, i propri studi in sociologia, filosofia e semiologia, propone quindi una propria teoria sociale attraverso la pubblicazione di tre saggi, che gli resero una fama a livello internazionale: "Il sistema degli oggetti", nel 1968, "La società consumistica", nel 1970, e "Per una critica dell’economia politica del segno", nel 1972, attraverso i quali tenta di unire e contrapporre l’economia alla ociologia e di combinare gli studi della vita quotidiana, iniziati da Lefebvre, con l’analisi della vita dei segni nel sistema degli oggetti in ambito semiologico.
Nella seconda metà degli anni sessanta, Baudrillard aderisce ad un gruppo di intellettuali, riuniti attorno al giornale “Utopie”, e si avvicina alle tematiche di Guy Debord e del Situazionismo internazionale. Dal 1970, Baudrillard, pur avendo partecipato attivamente ai moti rivoluzionari del 1968 e pur avendo simpatizzato per la teoria rivoluzionaria marxista, inizia a dissociarvisi progressivamente, ipotizzando una possibile rivolta, alternativa rispetto alla visione di Karl Marx , contro la società consumistica attuale. Nei numerosi e successivi saggi, il sociologo amplia la propria critica verso l’attuale ordine sociale, che ritiene totalmente dominato e governato dalla notevole quantità di oggetti economici prodotti, e contro la filosofia radicale del marxismo, ripresa da molti filosofi contemporanei, che avrebbero in seguito condiviso la svolta postmoderna di Baudrillard.