Myricae

Fiction & Literature, Poetry
Cover of the book Myricae by Giovanni Pascoli, KKIEN Publ. Int.
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Author: Giovanni Pascoli ISBN: 9788899214531
Publisher: KKIEN Publ. Int. Publication: April 6, 2015
Imprint: Language: Italian
Author: Giovanni Pascoli
ISBN: 9788899214531
Publisher: KKIEN Publ. Int.
Publication: April 6, 2015
Imprint:
Language: Italian

Myricae è una raccolta in progress, esito di un’elaborazione lunga e complessa come poche altre. Tra i grandi libri della poesia italiana otto-novecentesca, oltre ai pascoliani Canti di Castelvecchio, forse solo l’ungarettiana Allegria e, sia pure in modo diverso, il Canzoniere di Saba hanno storie editoriali e compositive altrettanto articolate. La vicenda di Myricae corre parallela al primo tratto del percorso poetico del suo autore. La testimonianza più antica risale al 1889, quando compare nelle carte di Pascoli la nota citazione dall’incipit della quarta bucolica di Virgilio ("[...] paulo maiora canamus. | Non omnis arbusta iuvant humilesque myricae"; "Cantiamo argomenti un po' più elevati! Non a tutti piacciono gli arbusti, e le umile piante delle tamerici") da cui ha avuto origine il titolo della raccolta. Myricae è una rievocazione dei familiari scomparsi del poeta, il che giustifica il tono triste all’intera opera. I defunti lo invocano per non essere dimenticati, per ricevere quella giustizia che fu loro negata in vita. Il senso d'emarginazione dell'uomo, che vaga nella società come un esule, ha dettato la poesia Patria e il finale di Romagna. Tuttavia la presenza di piante e fiori servono a ristabilire intorno al poeta un mondo naturale e simbolico a lui familiare.
La tesi principale che emerge da Myricae riguarda certamente la vanità della vita e della felicità degli esseri umani, (La felicità, Paese notturno, Rammarico, Il nido, Il ponte).
Il contesto storico si estende per più di un ventennio dal 1891 al 1903, ma la raccolta non fa alcun riferimento a fatti politici e storici accaduti in questo periodo. Ad eccezione delle poesie dedicate alla morte del padre, tutte le altre esulano dalla contemporaneità del poeta. Si può dire che le liriche di Myricae siano la concretizzazione ante litteram dell’estetica di Benedetto Croce. Sono la sintesi di sentimenti e di immagini, di sentimento e di espressione; unione di tumulto e calma; l’impulso passionale e la mente che lo contiene, in quanto in grado di contemplarlo.

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Myricae è una raccolta in progress, esito di un’elaborazione lunga e complessa come poche altre. Tra i grandi libri della poesia italiana otto-novecentesca, oltre ai pascoliani Canti di Castelvecchio, forse solo l’ungarettiana Allegria e, sia pure in modo diverso, il Canzoniere di Saba hanno storie editoriali e compositive altrettanto articolate. La vicenda di Myricae corre parallela al primo tratto del percorso poetico del suo autore. La testimonianza più antica risale al 1889, quando compare nelle carte di Pascoli la nota citazione dall’incipit della quarta bucolica di Virgilio ("[...] paulo maiora canamus. | Non omnis arbusta iuvant humilesque myricae"; "Cantiamo argomenti un po' più elevati! Non a tutti piacciono gli arbusti, e le umile piante delle tamerici") da cui ha avuto origine il titolo della raccolta. Myricae è una rievocazione dei familiari scomparsi del poeta, il che giustifica il tono triste all’intera opera. I defunti lo invocano per non essere dimenticati, per ricevere quella giustizia che fu loro negata in vita. Il senso d'emarginazione dell'uomo, che vaga nella società come un esule, ha dettato la poesia Patria e il finale di Romagna. Tuttavia la presenza di piante e fiori servono a ristabilire intorno al poeta un mondo naturale e simbolico a lui familiare.
La tesi principale che emerge da Myricae riguarda certamente la vanità della vita e della felicità degli esseri umani, (La felicità, Paese notturno, Rammarico, Il nido, Il ponte).
Il contesto storico si estende per più di un ventennio dal 1891 al 1903, ma la raccolta non fa alcun riferimento a fatti politici e storici accaduti in questo periodo. Ad eccezione delle poesie dedicate alla morte del padre, tutte le altre esulano dalla contemporaneità del poeta. Si può dire che le liriche di Myricae siano la concretizzazione ante litteram dell’estetica di Benedetto Croce. Sono la sintesi di sentimenti e di immagini, di sentimento e di espressione; unione di tumulto e calma; l’impulso passionale e la mente che lo contiene, in quanto in grado di contemplarlo.

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