Author: | Marta Bregolato | ISBN: | 9788868051945 |
Publisher: | Fisco e Tasse | Publication: | May 18, 2015 |
Imprint: | Language: | Italian |
Author: | Marta Bregolato |
ISBN: | 9788868051945 |
Publisher: | Fisco e Tasse |
Publication: | May 18, 2015 |
Imprint: | |
Language: | Italian |
In questa sede, partendo dall’analisi delle motivazioni che hanno suggerito l’introduzione dell’istituto del ravvedimento operoso prima e della sua riforma ora, percorreremo prassi, esempi e modalità di calcolo della sanatoria, avendo cura anche di trattare gli effetti su aziende, privati e Pubblica Amministrazione.
È ormai noto a tutti che negli ultimi anni l’Italia sta attraversando un periodo particolarmente difficile sia in materia di stabilità politica che di stabilità economica.
La crisi ha pesantemente colpito quasi tutti i settori; la bilancia tra aziende che nascono e aziende che chiudono o peggio ancora soccombono schiacciate dai debiti è purtroppo drammaticamente a favore di queste ultime.
Il debito pubblico cresce vertiginosamente, la gente arranca, sempre più famiglie faticano ad arrivare alla fine del mese, il numero degli inoccupati, disoccupati o beneficiari degli ammortizzatori sociali quali mobilità, indennità aspi sono sempre di più.
In questo contesto anche il contribuente che fino a qualche anno fa, consapevole del proprio ruolo nei confronti dello Stato, con puntualità rispettava i propri impegni ed i propri adempimenti fiscali, fa davvero fatica a mantenere il passo tra i tanti impegni economici e le sempre più pressanti scadenze fiscali.
Da qui la distinzione doverosa e politicamente, non solo umanamente, corretta tra gli evasori per principio (ovvero coloro che non intendono partecipare alla spesa pubblica attraverso il pagamento delle imposte, vedi per esempio i così detti evasori totali) e coloro che, pur volendo, non hanno sufficiente liquidità per poterlo fare (evasori di necessità – resi tali dalla crisi).
Pagare le imposte, contribuire così al Bilancio dello Stato è un dovere di tutti i contribuenti, cercare che questo risulti quanto più possibile sostenibile ed attuabile diventa dovere dello Stato.
In quest’ottica l’istituto del ravvedimento operoso raggiunge due obiettivi: concedere al contribuente “volonteroso” la possibilità di pagare le imposte, seppure rateizzate e maggiorate di sanzione (ridotte) e di interessi ma in tempi più lunghi, e permettere allo Stato la copertura della Spesa Pubblica attraverso un incasso, seppure dilazionato, ma programmato e costante.
Una recente indagine condotta dall’Associazione Unimpresa, con riferimento alla scadenza dei molteplici adempimenti del 16.2.2015 ha evidenziato come l’81,3% delle micro, piccole e medie imprese non è stata in grado di rispettare i termini per mancanza di liquidità e quindi molto probabilmente faranno ricorso all’istituto del ravvedimento operoso contando quindi, nel momento in cui le disponibilità finanziarie aziendali lo consentiranno, di sanare il ritardo negli adempimenti contributivi e fiscali avvalendosi di sanzioni ridotte.
In termini di più immediata comprensione 4 aziende su 5 sono in ritardo con i versamenti fiscali. Delle 122.000 imprese associate a Unimpresa ben 99.186 aziende non è riuscita a far fronte alle scadenze fiscali e contributive.
Secondo il Presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi, la situazione appare in questo primo scorcio di 2015 ancora più grave di quella accertata nello stesso periodo dell’anno scorso. Ancora “... per le micro e piccole imprese lo sforamento dei termini è una scelta obbligata: la crisi di liquidità non consente ampi margini di manovra e le casse delle aziende, strozzate dalla stretta delle banche sul fronte del credito porta a un vicolo cieco. Spesso si sceglie di lasciare i modelli F24 nel cassetto per avere la certezza di poter pagare gli stipendi...”.
La crisi ora colpisce a tappeto tutte le attività e tutti i settori imprenditoriali.
La mancanza di liquidità, dovuta alle difficoltà di incassare i crediti, alla riduzione delle transazioni di compravendita, all’incertezza che regna sovrana non solo in Italia ma anche nel comporto economico internazionale, nonché alla stretta delle banche che sempre più spesso negano l’accesso al credito alle aziende, rende quindi di fatto quasi obbligatorio ricorrere a metodi che consentano, con costi ridotti, di sanare i ritardi.
Ecco quindi che a maggior ragione assumono importanza le novità introdotte dalla Legge di stabilità 2015 in materia di ravvedimento operoso che avrà effetto a partire dal 2015 e che speriamo possa avere un impatto positivo almeno sulla riprogrammazione degli impegni fiscali dei contribuenti.
In questa sede, partendo dall’analisi delle motivazioni che hanno suggerito l’introduzione dell’istituto del ravvedimento operoso prima e della sua riforma ora, percorreremo prassi, esempi e modalità di calcolo della sanatoria, avendo cura anche di trattare gli effetti su aziende, privati e Pubblica Amministrazione.
È ormai noto a tutti che negli ultimi anni l’Italia sta attraversando un periodo particolarmente difficile sia in materia di stabilità politica che di stabilità economica.
La crisi ha pesantemente colpito quasi tutti i settori; la bilancia tra aziende che nascono e aziende che chiudono o peggio ancora soccombono schiacciate dai debiti è purtroppo drammaticamente a favore di queste ultime.
Il debito pubblico cresce vertiginosamente, la gente arranca, sempre più famiglie faticano ad arrivare alla fine del mese, il numero degli inoccupati, disoccupati o beneficiari degli ammortizzatori sociali quali mobilità, indennità aspi sono sempre di più.
In questo contesto anche il contribuente che fino a qualche anno fa, consapevole del proprio ruolo nei confronti dello Stato, con puntualità rispettava i propri impegni ed i propri adempimenti fiscali, fa davvero fatica a mantenere il passo tra i tanti impegni economici e le sempre più pressanti scadenze fiscali.
Da qui la distinzione doverosa e politicamente, non solo umanamente, corretta tra gli evasori per principio (ovvero coloro che non intendono partecipare alla spesa pubblica attraverso il pagamento delle imposte, vedi per esempio i così detti evasori totali) e coloro che, pur volendo, non hanno sufficiente liquidità per poterlo fare (evasori di necessità – resi tali dalla crisi).
Pagare le imposte, contribuire così al Bilancio dello Stato è un dovere di tutti i contribuenti, cercare che questo risulti quanto più possibile sostenibile ed attuabile diventa dovere dello Stato.
In quest’ottica l’istituto del ravvedimento operoso raggiunge due obiettivi: concedere al contribuente “volonteroso” la possibilità di pagare le imposte, seppure rateizzate e maggiorate di sanzione (ridotte) e di interessi ma in tempi più lunghi, e permettere allo Stato la copertura della Spesa Pubblica attraverso un incasso, seppure dilazionato, ma programmato e costante.
Una recente indagine condotta dall’Associazione Unimpresa, con riferimento alla scadenza dei molteplici adempimenti del 16.2.2015 ha evidenziato come l’81,3% delle micro, piccole e medie imprese non è stata in grado di rispettare i termini per mancanza di liquidità e quindi molto probabilmente faranno ricorso all’istituto del ravvedimento operoso contando quindi, nel momento in cui le disponibilità finanziarie aziendali lo consentiranno, di sanare il ritardo negli adempimenti contributivi e fiscali avvalendosi di sanzioni ridotte.
In termini di più immediata comprensione 4 aziende su 5 sono in ritardo con i versamenti fiscali. Delle 122.000 imprese associate a Unimpresa ben 99.186 aziende non è riuscita a far fronte alle scadenze fiscali e contributive.
Secondo il Presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi, la situazione appare in questo primo scorcio di 2015 ancora più grave di quella accertata nello stesso periodo dell’anno scorso. Ancora “... per le micro e piccole imprese lo sforamento dei termini è una scelta obbligata: la crisi di liquidità non consente ampi margini di manovra e le casse delle aziende, strozzate dalla stretta delle banche sul fronte del credito porta a un vicolo cieco. Spesso si sceglie di lasciare i modelli F24 nel cassetto per avere la certezza di poter pagare gli stipendi...”.
La crisi ora colpisce a tappeto tutte le attività e tutti i settori imprenditoriali.
La mancanza di liquidità, dovuta alle difficoltà di incassare i crediti, alla riduzione delle transazioni di compravendita, all’incertezza che regna sovrana non solo in Italia ma anche nel comporto economico internazionale, nonché alla stretta delle banche che sempre più spesso negano l’accesso al credito alle aziende, rende quindi di fatto quasi obbligatorio ricorrere a metodi che consentano, con costi ridotti, di sanare i ritardi.
Ecco quindi che a maggior ragione assumono importanza le novità introdotte dalla Legge di stabilità 2015 in materia di ravvedimento operoso che avrà effetto a partire dal 2015 e che speriamo possa avere un impatto positivo almeno sulla riprogrammazione degli impegni fiscali dei contribuenti.