Author: | Carlos Sanchez | ISBN: | 9788866455059 |
Publisher: | Lìbrati | Publication: | April 1, 2014 |
Imprint: | Language: | Italian |
Author: | Carlos Sanchez |
ISBN: | 9788866455059 |
Publisher: | Lìbrati |
Publication: | April 1, 2014 |
Imprint: | |
Language: | Italian |
«Carlos Sanchez è sudamericano, e, non diversamente da altri poeti di quelle contrade fatte di spazi ampi ed aperti (basti pensare a Neruda) non ama le gabbie e le anguste strettoie dei generi stilistici, ma è portato ad un linguaggio multiforme e per così dire “globale”, nel quale i momenti di intimismo lirico e di ripiegamento introspettivo si alternano, senza fratture ma con elegante e continua transizione tonale, ad accenti di drammatica e risonante epicità, cosicché la sua poesia alterna lo sguardo “fuori” (verso una ariosa dilatazione di orizzonti esistenziali e di senso, come i territori sconfinati della sua terra) ed uno sguardo “dentro” (nel “recessus”, od abisso, di quel “sé” che è la spirale del profondo psichico, individuale e collettivo, la notturna madre oscura dei sogni) [...] Questo autore possiede l’arte sottile di toccare i grandi interrogativi dell’essere con mano delicata, coi toni di un dialogo con un immaginario interlocutore, e sembra che si tratti di un dialogo propriamente socratico, ove il maestro ed allievo trovano la verità insieme, nello scambio dei loro dubbi sulla terra di nessuno fra vegetanti giardini di senso e paludi di nonsenso: la coltivazione affabulatoriamente sapiente di questo socratico dubbio fra le terre, le arie e le acque di una incorporea e sfuggente memoria, che è d’ognuno, o di nessuno, o del Tutto umanamente concepibile, si dispiega con ricchezza ed eleganza d’immaginazione poetica, non meno che con suadente profondità di sotteso e intessuto pensiero.» (Alessandro Centinaro)
«Carlos Sanchez è sudamericano, e, non diversamente da altri poeti di quelle contrade fatte di spazi ampi ed aperti (basti pensare a Neruda) non ama le gabbie e le anguste strettoie dei generi stilistici, ma è portato ad un linguaggio multiforme e per così dire “globale”, nel quale i momenti di intimismo lirico e di ripiegamento introspettivo si alternano, senza fratture ma con elegante e continua transizione tonale, ad accenti di drammatica e risonante epicità, cosicché la sua poesia alterna lo sguardo “fuori” (verso una ariosa dilatazione di orizzonti esistenziali e di senso, come i territori sconfinati della sua terra) ed uno sguardo “dentro” (nel “recessus”, od abisso, di quel “sé” che è la spirale del profondo psichico, individuale e collettivo, la notturna madre oscura dei sogni) [...] Questo autore possiede l’arte sottile di toccare i grandi interrogativi dell’essere con mano delicata, coi toni di un dialogo con un immaginario interlocutore, e sembra che si tratti di un dialogo propriamente socratico, ove il maestro ed allievo trovano la verità insieme, nello scambio dei loro dubbi sulla terra di nessuno fra vegetanti giardini di senso e paludi di nonsenso: la coltivazione affabulatoriamente sapiente di questo socratico dubbio fra le terre, le arie e le acque di una incorporea e sfuggente memoria, che è d’ognuno, o di nessuno, o del Tutto umanamente concepibile, si dispiega con ricchezza ed eleganza d’immaginazione poetica, non meno che con suadente profondità di sotteso e intessuto pensiero.» (Alessandro Centinaro)