Author: | Gian Domenico Borasio | ISBN: | 9788833974040 |
Publisher: | Bollati Boringhieri | Publication: | April 30, 2015 |
Imprint: | Bollati Boringhieri | Language: | Italian |
Author: | Gian Domenico Borasio |
ISBN: | 9788833974040 |
Publisher: | Bollati Boringhieri |
Publication: | April 30, 2015 |
Imprint: | Bollati Boringhieri |
Language: | Italian |
Molte persone, anche colte e brillanti, dinanzi alla morte si comportano in maniera inspiegabilmente irrazionale, finendo per causare a sé e agli altri sofferenze inutili e ampiamente evitabili. Da un lato, è una questione di ignoranza: sulla morte scrivono molto i filosofi, i bioeticisti o i religiosi, ma raramente si sente la voce dei medici, che senza dubbio sono coloro che la conoscono meglio. Dall’altro lato, è una questione di paura, di invincibile paura, e si sa che la paura è una cattiva consigliera. Alla paura di non esistere più, si aggiunge spesso, anche più forte, la paura di soffrire, ed è questo che rende il libro che tenete tra le mani un rassicurante e necessario testo di riferimento, speciale, utile e unico. Gian Domenico Borasio è uno dei maggiori esperti europei di cure palliative e ha un messaggio importante per tutti noi: sapendola gestire, nella grande maggioranza dei casi la morte non è dolorosa, e per i casi in cui lo sarebbe, ci sono risorse mediche adeguate che possono essere usate con successo. Solo, bisogna conoscerle, ma purtroppo non è sempre così. Ci sono manuali di medicina che ancora riportano concezioni ormai tramontate sulla presunta dannosità di certe sostanze e di certe pratiche palliative, e nelle università si insegna poco su questo tema, o addirittura si insegnano cose sbagliate. Anche ai medici, dunque, è dedicato questo libro, perché apprendano una parte tanto fondamentale del loro lavoro, a beneficio di tutti. Oggi la scienza ci permette di vivere più a lungo, ma rende anche la morte una pratica tecnologica, che prolunga talvolta la vita oltre l’interesse del paziente e dei suoi cari. Borasio affronta il tema del fine vita sia dal punto di vista medico che da quello psicosociale e spirituale, perché i tre sono inscindibili, e perché «i malati che abbiamo modo di assistere nel loro spegnersi ci insegnano che prepararsi alla morte è il modo migliore per prepararsi alla vita».
Molte persone, anche colte e brillanti, dinanzi alla morte si comportano in maniera inspiegabilmente irrazionale, finendo per causare a sé e agli altri sofferenze inutili e ampiamente evitabili. Da un lato, è una questione di ignoranza: sulla morte scrivono molto i filosofi, i bioeticisti o i religiosi, ma raramente si sente la voce dei medici, che senza dubbio sono coloro che la conoscono meglio. Dall’altro lato, è una questione di paura, di invincibile paura, e si sa che la paura è una cattiva consigliera. Alla paura di non esistere più, si aggiunge spesso, anche più forte, la paura di soffrire, ed è questo che rende il libro che tenete tra le mani un rassicurante e necessario testo di riferimento, speciale, utile e unico. Gian Domenico Borasio è uno dei maggiori esperti europei di cure palliative e ha un messaggio importante per tutti noi: sapendola gestire, nella grande maggioranza dei casi la morte non è dolorosa, e per i casi in cui lo sarebbe, ci sono risorse mediche adeguate che possono essere usate con successo. Solo, bisogna conoscerle, ma purtroppo non è sempre così. Ci sono manuali di medicina che ancora riportano concezioni ormai tramontate sulla presunta dannosità di certe sostanze e di certe pratiche palliative, e nelle università si insegna poco su questo tema, o addirittura si insegnano cose sbagliate. Anche ai medici, dunque, è dedicato questo libro, perché apprendano una parte tanto fondamentale del loro lavoro, a beneficio di tutti. Oggi la scienza ci permette di vivere più a lungo, ma rende anche la morte una pratica tecnologica, che prolunga talvolta la vita oltre l’interesse del paziente e dei suoi cari. Borasio affronta il tema del fine vita sia dal punto di vista medico che da quello psicosociale e spirituale, perché i tre sono inscindibili, e perché «i malati che abbiamo modo di assistere nel loro spegnersi ci insegnano che prepararsi alla morte è il modo migliore per prepararsi alla vita».