Author: | Bruce Chatwin | ISBN: | 9788845972058 |
Publisher: | Adelphi | Publication: | June 20, 2012 |
Imprint: | Adelphi | Language: | Italian |
Author: | Bruce Chatwin |
ISBN: | 9788845972058 |
Publisher: | Adelphi |
Publication: | June 20, 2012 |
Imprint: | Adelphi |
Language: | Italian |
Questo romanzo è la storia della lunga vita di due gemelli identici. Lewis e Benjamin Jones per ottant’anni mangiano lo stesso cibo, indossano gli stessi vestiti, dormono nello stesso letto, roteano l’ascia con lo stesso gesto. Vivono in una fattoria chiamata «La Visione», posta sulla linea che separa il Galles dall’Inghilterra, in una natura aspra e scarsamente abitata. Se osservata da vicino, la loro esistenza è folta di avvenimenti, spesso crudeli e violenti, ma tutto si svolge entro un raggio di dieci miglia dalla fattoria. I due gemelli non possono abbandonare quella casa e quei luoghi come non potrebbero separarsi fra loro. Un cerchio magico stringe le loro vite, e all’interno di esso si ripercuotono, in un’eco stravolta, gli eventi del mondo. Tutto ciò che viene da fuori – siano le due guerre mondiali o anche i nomi di Buddha o di Gheddafi – appare come sulle lastre di una arcaica lanterna magica. All’«era moderna», di cui talvolta percepiscono i segni, Lewis e Benjamin volgono testardamente le spalle. Chiusi in una loro primordiale innocenza, legati alla terra e al proprio doppio da un vincolo biologico, posano sulla vita uno sguardo stupefatto e malinconico, ma non lo sanno neppure, tanto sono occupati dal ciclo delle faccende della fattoria. Bruce Chatwin ha scelto di questo suo terzo libro una via opposta a quella di "In Patagonia" e del "Viceré di Ouidah". Al centro, ancora una volta, è un effetto di lontananza: ma non più evocato dall’esotismo, dalla distanza nello spazio; qui è uno scarto temporale, forse ancora più imponente, che si manifesta entro i confini di un piccolo spazio immutabile. Leggiamo questo romanzo, più vicino a Hardy che a Hudson, con uno sconcerto che diventa fascinazione: ogni dettaglio ha una vivezza allucinatoria e, a mano a mano che procediamo, ci sentiamo inghiottiti dalla vita circoscritta dei due gemelli come fosse un buco nel tempo che sbocca lontanissimo, forse in un luogo oscuro e silenzioso dove si dividono come due valve di una conchiglia le identità di Lewis e Benjamin, destinate a specchiarsi per sempre una nell’altra. "Sulla collina nera" è apparso per la prima volta nel 1982.
Questo romanzo è la storia della lunga vita di due gemelli identici. Lewis e Benjamin Jones per ottant’anni mangiano lo stesso cibo, indossano gli stessi vestiti, dormono nello stesso letto, roteano l’ascia con lo stesso gesto. Vivono in una fattoria chiamata «La Visione», posta sulla linea che separa il Galles dall’Inghilterra, in una natura aspra e scarsamente abitata. Se osservata da vicino, la loro esistenza è folta di avvenimenti, spesso crudeli e violenti, ma tutto si svolge entro un raggio di dieci miglia dalla fattoria. I due gemelli non possono abbandonare quella casa e quei luoghi come non potrebbero separarsi fra loro. Un cerchio magico stringe le loro vite, e all’interno di esso si ripercuotono, in un’eco stravolta, gli eventi del mondo. Tutto ciò che viene da fuori – siano le due guerre mondiali o anche i nomi di Buddha o di Gheddafi – appare come sulle lastre di una arcaica lanterna magica. All’«era moderna», di cui talvolta percepiscono i segni, Lewis e Benjamin volgono testardamente le spalle. Chiusi in una loro primordiale innocenza, legati alla terra e al proprio doppio da un vincolo biologico, posano sulla vita uno sguardo stupefatto e malinconico, ma non lo sanno neppure, tanto sono occupati dal ciclo delle faccende della fattoria. Bruce Chatwin ha scelto di questo suo terzo libro una via opposta a quella di "In Patagonia" e del "Viceré di Ouidah". Al centro, ancora una volta, è un effetto di lontananza: ma non più evocato dall’esotismo, dalla distanza nello spazio; qui è uno scarto temporale, forse ancora più imponente, che si manifesta entro i confini di un piccolo spazio immutabile. Leggiamo questo romanzo, più vicino a Hardy che a Hudson, con uno sconcerto che diventa fascinazione: ogni dettaglio ha una vivezza allucinatoria e, a mano a mano che procediamo, ci sentiamo inghiottiti dalla vita circoscritta dei due gemelli come fosse un buco nel tempo che sbocca lontanissimo, forse in un luogo oscuro e silenzioso dove si dividono come due valve di una conchiglia le identità di Lewis e Benjamin, destinate a specchiarsi per sempre una nell’altra. "Sulla collina nera" è apparso per la prima volta nel 1982.