Teatro

Stadelmann - Le voci - Essere già stati - La mostra - Lei dunque capirà

Fiction & Literature, Drama, Nonfiction, Entertainment
Cover of the book Teatro by Claudio Magris, Garzanti
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Author: Claudio Magris ISBN: 9788811137078
Publisher: Garzanti Publication: October 11, 2012
Imprint: Garzanti Language: Italian
Author: Claudio Magris
ISBN: 9788811137078
Publisher: Garzanti
Publication: October 11, 2012
Imprint: Garzanti
Language: Italian
A partire dal 1988, quando pubblica Stadelmann, la scrittura per la scena prende un posto sempre più importante nell'opera di Claudio Magris. Anche perché i suoi testi teatrali - a volte in forme chiuse come il monologo, a volte in forme più aperte e corali - accolgono spesso quella «scrittura notturna» che Ernesto Sabàto contrappone alla «scrittura diurna», razionale e consapevole. La drammaturgia di Magris fa dunque emergere verità più profonde, quelle che magari non si sa neppure di possedere e che anzi, a volte, addirittura «tradiscono» perché contraddicono quello in cui si crede. Non a caso, come annota nella sua prefazione Guido Davico Bonino, queste piéces rientrano in una Drammaturgia del Disagio, variamente esplorata. Stadelmann, servitore e collaboratore di Goethe, prende via via coscienza, sia pur sempre con vigorosa vitalità, del disagio del vivere e dello svanire della vita. Le voci, giocando in apparenza sulla discrepanza tra voce umana e voce registrata, si ribaltano in una fiaba romantica «nera» su una ricerca di verità e autenticità che diviene ossessione e follia. La mostra mette in scena il destino minimo di un uomo, un artista morto in manicomio, e la sua regale, anarchica e colpevole autodistruzione, in una frantumazione dell'io che diviene babelica frantumazione del linguaggio. Il microdramma Essere già stati esplode, nonostante il tono apparentemente pacato, in una tensione estrema e radicale, in un desiderio di aver già vissuto, di vivere postumi rispetto a sé stessi. Lei dunque capirà, riprendendo in forma di monologo al femminile il mito di Orfeo ma dando la parola a Euridice, amplia il disagio fino a una dimensione metafisica che comprende l'amore e l'impossibile ricerca della verità.
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A partire dal 1988, quando pubblica Stadelmann, la scrittura per la scena prende un posto sempre più importante nell'opera di Claudio Magris. Anche perché i suoi testi teatrali - a volte in forme chiuse come il monologo, a volte in forme più aperte e corali - accolgono spesso quella «scrittura notturna» che Ernesto Sabàto contrappone alla «scrittura diurna», razionale e consapevole. La drammaturgia di Magris fa dunque emergere verità più profonde, quelle che magari non si sa neppure di possedere e che anzi, a volte, addirittura «tradiscono» perché contraddicono quello in cui si crede. Non a caso, come annota nella sua prefazione Guido Davico Bonino, queste piéces rientrano in una Drammaturgia del Disagio, variamente esplorata. Stadelmann, servitore e collaboratore di Goethe, prende via via coscienza, sia pur sempre con vigorosa vitalità, del disagio del vivere e dello svanire della vita. Le voci, giocando in apparenza sulla discrepanza tra voce umana e voce registrata, si ribaltano in una fiaba romantica «nera» su una ricerca di verità e autenticità che diviene ossessione e follia. La mostra mette in scena il destino minimo di un uomo, un artista morto in manicomio, e la sua regale, anarchica e colpevole autodistruzione, in una frantumazione dell'io che diviene babelica frantumazione del linguaggio. Il microdramma Essere già stati esplode, nonostante il tono apparentemente pacato, in una tensione estrema e radicale, in un desiderio di aver già vissuto, di vivere postumi rispetto a sé stessi. Lei dunque capirà, riprendendo in forma di monologo al femminile il mito di Orfeo ma dando la parola a Euridice, amplia il disagio fino a una dimensione metafisica che comprende l'amore e l'impossibile ricerca della verità.

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