Al limite della docenza

Nonfiction, Social & Cultural Studies, Social Science
Cover of the book Al limite della docenza by Stefano Pivato, Donzelli Editore
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Author: Stefano Pivato ISBN: 9788868432669
Publisher: Donzelli Editore Publication: May 27, 2015
Imprint: Donzelli Editore Language: Italian
Author: Stefano Pivato
ISBN: 9788868432669
Publisher: Donzelli Editore
Publication: May 27, 2015
Imprint: Donzelli Editore
Language: Italian

«Coinvolta in scandali di vario genere, l’università è, da tempo, sotto scacco. C’è però da chiedersi fino a che punto sia utile e produttivo reagire scompostamente e non piuttosto avviare una profonda autocritica che coinvolga prima di tutto una serie di attitudini e comportamenti che potremmo definire “ai limiti della decenza”». Il quaranta per cento di quanti si iscrivono all’università italiana non arriva a concludere il corso di laurea. Si tratta di una mortalità che non ha riscontri in altri paesi. Le cause invocate per spiegare questa anomalia sono molteplici: ci sono quanti chiamano in causa la mancanza di orientamento fornito dalle scuole superiori, e quanti invocano invece le scelte sbagliate degli studenti. Nessuno ha mai indagato, neppure in forma interrogativa, le eventuali responsabilità dei docenti universitari e la loro scarsa inclinazione alla «missione» didattica. La lezione di don Lorenzo Milani non sembra aver fatto breccia nelle aule universitarie. Ad accrescere la distanza nel rapporto fra docenti e studenti è anche la particolare mentalità del professore universitario. Se Claude Lévi-Strauss resuscitasse, avrebbe non poca materia per aggiornare il suo Pensiero selvaggio senza bisogno di inseguire i miti di terre lontane ma concentrando la sua attenzione sulla composita umanità del mondo accademico. Il volume di Stefano Pivato ne analizza nevrosi, tic e comportamenti nel tentativo di delineare una vera e propria antropologia del docente universitario italiano. Ne emerge il ritratto di una tribù alla quale è demandato il compito di preparare la classe dirigente del futuro. Un pamphlet dettato, dunque, dalla consapevolezza che un diverso atteggiamento dei docenti è preliminare al varo di una qualunque riforma. Pagine militanti che intendono salvaguardare quella parte di università che riesce, in maniera spesso miracolistica, a produrre eccellenti prodotti di ricerca e a preparare in maniera adeguata gli studenti. Un atto di denuncia e, al tempo stesso, un gesto d’amore nei confronti dell’istituzione universitaria e di uno dei mestieri più belli del mondo.

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«Coinvolta in scandali di vario genere, l’università è, da tempo, sotto scacco. C’è però da chiedersi fino a che punto sia utile e produttivo reagire scompostamente e non piuttosto avviare una profonda autocritica che coinvolga prima di tutto una serie di attitudini e comportamenti che potremmo definire “ai limiti della decenza”». Il quaranta per cento di quanti si iscrivono all’università italiana non arriva a concludere il corso di laurea. Si tratta di una mortalità che non ha riscontri in altri paesi. Le cause invocate per spiegare questa anomalia sono molteplici: ci sono quanti chiamano in causa la mancanza di orientamento fornito dalle scuole superiori, e quanti invocano invece le scelte sbagliate degli studenti. Nessuno ha mai indagato, neppure in forma interrogativa, le eventuali responsabilità dei docenti universitari e la loro scarsa inclinazione alla «missione» didattica. La lezione di don Lorenzo Milani non sembra aver fatto breccia nelle aule universitarie. Ad accrescere la distanza nel rapporto fra docenti e studenti è anche la particolare mentalità del professore universitario. Se Claude Lévi-Strauss resuscitasse, avrebbe non poca materia per aggiornare il suo Pensiero selvaggio senza bisogno di inseguire i miti di terre lontane ma concentrando la sua attenzione sulla composita umanità del mondo accademico. Il volume di Stefano Pivato ne analizza nevrosi, tic e comportamenti nel tentativo di delineare una vera e propria antropologia del docente universitario italiano. Ne emerge il ritratto di una tribù alla quale è demandato il compito di preparare la classe dirigente del futuro. Un pamphlet dettato, dunque, dalla consapevolezza che un diverso atteggiamento dei docenti è preliminare al varo di una qualunque riforma. Pagine militanti che intendono salvaguardare quella parte di università che riesce, in maniera spesso miracolistica, a produrre eccellenti prodotti di ricerca e a preparare in maniera adeguata gli studenti. Un atto di denuncia e, al tempo stesso, un gesto d’amore nei confronti dell’istituzione universitaria e di uno dei mestieri più belli del mondo.

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