Author: | Francis Scott Fitzgerald | ISBN: | 9788868432805 |
Publisher: | Donzelli Editore | Publication: | May 27, 2015 |
Imprint: | Donzelli Editore | Language: | Italian |
Author: | Francis Scott Fitzgerald |
ISBN: | 9788868432805 |
Publisher: | Donzelli Editore |
Publication: | May 27, 2015 |
Imprint: | Donzelli Editore |
Language: | Italian |
Se mio figlio sarà un uomo migliore di me, un giorno verrà a dirmi: «Papà, ti sbagliavi riguardo alla vita». Possa io allora avere il buonsenso di rispondere: «Buona fortuna e arrivederci. Prendi la tua strada, battiti strenuamente, e lasciami qui, in mezzo a tutte le cose sbagliate che ho amato». F. Scott Fitzgerald «Non ho mai pubblicato in forma di libro niente che fosse strettamente personale, quella è una materia di cui finora mi sono servito per i romanzi e i racconti… ma ho scritto questi articoli intensamente personali solo quando ho avvertito l’impeto giungere dal profondo; ecco perché mi sento con la coscienza più pulita nel caso della scrittura non romanzesca». È all’insegna di questa autenticità che Fitzgerald propose al suo editore il progetto di una raccolta di scritti personali. L’intento era riprendere il controllo della sua immagine pubblica, che nei primi anni trenta si andava offuscando tra i fumi dell’alcol. Persino Ernest Hemingway aveva espresso pubblicamente la sua pena per «il povero Fitzgerald e la sua romantica devozione verso la ricchezza». Fitzgerald voleva un’occasione per mostrarsi sotto una luce nuova, quale artista consapevole e maturo, e superare l’immagine del cantore elegiaco dell’Età del jazz e del fallimento. Ma il progetto non andò mai in porto e solo oggi viene finalmente alla luce. Queste pagine intime di Fitzgerald ci accompagnano in un viaggio dalla sua giovinezza alla maturità, secondo un itinerario che egli stesso aveva scelto per svelare ai lettori la sua «vera natura» – dall’esuberanza e dalla sfrontatezza dei vent’anni alle meditazioni adulte sul ruolo di scrittore e di padre, fino ad arrivare alle sue riflessioni mature sul fallimento e la sconfitta. Ecco perché, letti nel loro insieme, come avrebbe voluto Fitzgerald, pressoché sconosciuti – sono quanto di più vicino a una sua autobiografia si possa leggere oggi, compresa qualche tappa ironica come quella intitolata Una breve autobiografia, che altro non è se non un calendario delle più leggendarie bevute – whisky, champagne, brandy, bourbon, assenzio, vino rosso, sherry. Una lettura imperdibile per gli abituali «bevitori» delle sue pagine.
Se mio figlio sarà un uomo migliore di me, un giorno verrà a dirmi: «Papà, ti sbagliavi riguardo alla vita». Possa io allora avere il buonsenso di rispondere: «Buona fortuna e arrivederci. Prendi la tua strada, battiti strenuamente, e lasciami qui, in mezzo a tutte le cose sbagliate che ho amato». F. Scott Fitzgerald «Non ho mai pubblicato in forma di libro niente che fosse strettamente personale, quella è una materia di cui finora mi sono servito per i romanzi e i racconti… ma ho scritto questi articoli intensamente personali solo quando ho avvertito l’impeto giungere dal profondo; ecco perché mi sento con la coscienza più pulita nel caso della scrittura non romanzesca». È all’insegna di questa autenticità che Fitzgerald propose al suo editore il progetto di una raccolta di scritti personali. L’intento era riprendere il controllo della sua immagine pubblica, che nei primi anni trenta si andava offuscando tra i fumi dell’alcol. Persino Ernest Hemingway aveva espresso pubblicamente la sua pena per «il povero Fitzgerald e la sua romantica devozione verso la ricchezza». Fitzgerald voleva un’occasione per mostrarsi sotto una luce nuova, quale artista consapevole e maturo, e superare l’immagine del cantore elegiaco dell’Età del jazz e del fallimento. Ma il progetto non andò mai in porto e solo oggi viene finalmente alla luce. Queste pagine intime di Fitzgerald ci accompagnano in un viaggio dalla sua giovinezza alla maturità, secondo un itinerario che egli stesso aveva scelto per svelare ai lettori la sua «vera natura» – dall’esuberanza e dalla sfrontatezza dei vent’anni alle meditazioni adulte sul ruolo di scrittore e di padre, fino ad arrivare alle sue riflessioni mature sul fallimento e la sconfitta. Ecco perché, letti nel loro insieme, come avrebbe voluto Fitzgerald, pressoché sconosciuti – sono quanto di più vicino a una sua autobiografia si possa leggere oggi, compresa qualche tappa ironica come quella intitolata Una breve autobiografia, che altro non è se non un calendario delle più leggendarie bevute – whisky, champagne, brandy, bourbon, assenzio, vino rosso, sherry. Una lettura imperdibile per gli abituali «bevitori» delle sue pagine.