Author: | Lella Ravasi Bellocchio | ISBN: | 9788851131050 |
Publisher: | UTET | Publication: | February 19, 2015 |
Imprint: | UTET | Language: | Italian |
Author: | Lella Ravasi Bellocchio |
ISBN: | 9788851131050 |
Publisher: | UTET |
Publication: | February 19, 2015 |
Imprint: | UTET |
Language: | Italian |
Affascinante e molteplice è l’esperienza del sogno, nella sua densa trama di parole, figure e suoni, spesso misteriosi come oracoli da decifrare. In questa raccolta ricca e suggestiva, l’analista e scrittrice Lella Ravasi Bellocchio ci invita a varcare insieme a lei quella che Jung definisce “la porta occulta dell’anima”: alla scoperta di un patrimonio di storie, personalissime e universali insieme, che descrivono altrettante vite. Vite di donne, soprattutto. Perché l’attenzione al sogno è un modo profondamente femminile per conoscere se stessi, una forma di cura delicata e creativa fatta di “fiori sul tavolo e nell’anima”, come scrive Lou Salomé. Procedendo tra immagini e memorie, intuizioni e presagi, suggestioni cinematografiche e versi di poesia, Lella Ravasi Bellocchio offre con generosità al lettore il suo repertorio di sogni: sogni di donne alle prese con l’eros, con la propria identità, con il lutto. Sogni che descrivono lo smarrimento e il dolore, sogni che rappresentano una svolta. Sogni di donne piene di domande, sui propri uomini e su di sé, raccolti insieme ad alcuni sogni di uomini (tra cui un vero e proprio sogno “d’artista”: il meraviglioso omaggio onirico di Fellini a Pasolini). E ancora, sogni di donne comuni, in bilico tra ragione ed emozioni. Ma anche sogni nati in circostanze ben poco comuni, ascoltati tra le mura di un carcere. L’autrice ricostruisce e dipana così decine e decine di storie, che racconta con passione e curiosità, intelligenza e leggerezza, senza risparmiare – in questo percorso “oltre la soglia dell’anima” – neppure se stessa, tanto da condividere con il lettore alcuni tra i suoi ricordi più personali. Come il sogno che fu l’occasione dell’incontro con uno dei grandi maestri della psicoanalisi, Cesare Musatti, il quale, dalla cornice vivida e delicata del sogno stesso, ci insegna l’importanza di non rinnegare mai il nostro “vero nome”, la nostra identità.
Affascinante e molteplice è l’esperienza del sogno, nella sua densa trama di parole, figure e suoni, spesso misteriosi come oracoli da decifrare. In questa raccolta ricca e suggestiva, l’analista e scrittrice Lella Ravasi Bellocchio ci invita a varcare insieme a lei quella che Jung definisce “la porta occulta dell’anima”: alla scoperta di un patrimonio di storie, personalissime e universali insieme, che descrivono altrettante vite. Vite di donne, soprattutto. Perché l’attenzione al sogno è un modo profondamente femminile per conoscere se stessi, una forma di cura delicata e creativa fatta di “fiori sul tavolo e nell’anima”, come scrive Lou Salomé. Procedendo tra immagini e memorie, intuizioni e presagi, suggestioni cinematografiche e versi di poesia, Lella Ravasi Bellocchio offre con generosità al lettore il suo repertorio di sogni: sogni di donne alle prese con l’eros, con la propria identità, con il lutto. Sogni che descrivono lo smarrimento e il dolore, sogni che rappresentano una svolta. Sogni di donne piene di domande, sui propri uomini e su di sé, raccolti insieme ad alcuni sogni di uomini (tra cui un vero e proprio sogno “d’artista”: il meraviglioso omaggio onirico di Fellini a Pasolini). E ancora, sogni di donne comuni, in bilico tra ragione ed emozioni. Ma anche sogni nati in circostanze ben poco comuni, ascoltati tra le mura di un carcere. L’autrice ricostruisce e dipana così decine e decine di storie, che racconta con passione e curiosità, intelligenza e leggerezza, senza risparmiare – in questo percorso “oltre la soglia dell’anima” – neppure se stessa, tanto da condividere con il lettore alcuni tra i suoi ricordi più personali. Come il sogno che fu l’occasione dell’incontro con uno dei grandi maestri della psicoanalisi, Cesare Musatti, il quale, dalla cornice vivida e delicata del sogno stesso, ci insegna l’importanza di non rinnegare mai il nostro “vero nome”, la nostra identità.