Author: | Michelangelo Ricci | ISBN: | 9786050475371 |
Publisher: | Michelangelo Ricci | Publication: | July 8, 2016 |
Imprint: | Language: | Italian |
Author: | Michelangelo Ricci |
ISBN: | 9786050475371 |
Publisher: | Michelangelo Ricci |
Publication: | July 8, 2016 |
Imprint: | |
Language: | Italian |
Il Totem BA è un testo teatrale che mescola paradosso, tragicità e satira; la peculiarità estrema di due “gemelli siamesi” con
l'universalità dell'omologazione del diverso; è il Totem che moltiplica i ragionamenti, le possibilità delle differenze e della dualità; lo
scatenarsi delle istituzioni contro l'individuo, che debole e incerto sulla sua identità ne diventa ostaggio. è il grido d'aiuto di chi,
recluso, sostiene il peso di una diversità imposta.
“Il primo atto l'ho scritto tra il 1997 e il 1998, mentre attendevo nei corridoi d'ospedale che mia moglie Allegra facesse tutti gli accertamenti per la gravidanza, atto unico che andò per la prima volta in scena a Bologna, lo stesso anno che nacque Ida. L'idea è per l'appunto nata in una sala d'aspetto romana, dove, poco sopra una
panca, c'era un cartello che riportava la
scritta “riservata ai feti deformi”. Il Totem
è scaturito dalla rabbia e dal disgusto per quel che sottendeva quella scritta: pietà violenta e
discriminazione edulcorata. Dovevo reagire, tirare fuori quel che avevo visto tante e tante volte nella mia giovinezza, quando lavoravo con i “diversamente abili” e odiavo gli ugualmente abili che si prodigavano nell'usare la differenza. Il secondo atto invece l'ho scritto nel 2005,
attingendo dalle conversazioni domestiche tra me e la Fiore, dalle parole divertenti e conflittuali che scaturivano nella nostra convivenza.
Racconto i contesti, perché il Totem BA ha
attraversato quasi vent'anni della mia vita e ne ha dettato il contrappunto trasformandosi di volta in volta; così anche nel 2014 vi ho rimesso mano, che è poi il testo che qui pubblico ancora un po'
ricucito, ma in realtà ancora oggi, per la messa in scena nei festival o altro, continuo a tagliare in veste di “regista” alcune scene e aggiusto un po' il tutto assecondando le possibilità produttive e sceniche e le “aggiunte” fatte dagli attori come
la Baldeschi e il Muzzi, che si sono
divertiti a “giocare”; così come la versione in
inglese, che segue quella italiana in questa
edizione, differisce in diversi punti, perché
tradotta nel 2007 da Solveig Steinhardt da una delle tante rivisitazioni per qualche teatro povero... L'idea che rimane è comunque quella di sostenere la molteplicità dell'individuo e il suo diritto alla diversità, ovviamente negandola.”
Il Totem BA è un testo teatrale che mescola paradosso, tragicità e satira; la peculiarità estrema di due “gemelli siamesi” con
l'universalità dell'omologazione del diverso; è il Totem che moltiplica i ragionamenti, le possibilità delle differenze e della dualità; lo
scatenarsi delle istituzioni contro l'individuo, che debole e incerto sulla sua identità ne diventa ostaggio. è il grido d'aiuto di chi,
recluso, sostiene il peso di una diversità imposta.
“Il primo atto l'ho scritto tra il 1997 e il 1998, mentre attendevo nei corridoi d'ospedale che mia moglie Allegra facesse tutti gli accertamenti per la gravidanza, atto unico che andò per la prima volta in scena a Bologna, lo stesso anno che nacque Ida. L'idea è per l'appunto nata in una sala d'aspetto romana, dove, poco sopra una
panca, c'era un cartello che riportava la
scritta “riservata ai feti deformi”. Il Totem
è scaturito dalla rabbia e dal disgusto per quel che sottendeva quella scritta: pietà violenta e
discriminazione edulcorata. Dovevo reagire, tirare fuori quel che avevo visto tante e tante volte nella mia giovinezza, quando lavoravo con i “diversamente abili” e odiavo gli ugualmente abili che si prodigavano nell'usare la differenza. Il secondo atto invece l'ho scritto nel 2005,
attingendo dalle conversazioni domestiche tra me e la Fiore, dalle parole divertenti e conflittuali che scaturivano nella nostra convivenza.
Racconto i contesti, perché il Totem BA ha
attraversato quasi vent'anni della mia vita e ne ha dettato il contrappunto trasformandosi di volta in volta; così anche nel 2014 vi ho rimesso mano, che è poi il testo che qui pubblico ancora un po'
ricucito, ma in realtà ancora oggi, per la messa in scena nei festival o altro, continuo a tagliare in veste di “regista” alcune scene e aggiusto un po' il tutto assecondando le possibilità produttive e sceniche e le “aggiunte” fatte dagli attori come
la Baldeschi e il Muzzi, che si sono
divertiti a “giocare”; così come la versione in
inglese, che segue quella italiana in questa
edizione, differisce in diversi punti, perché
tradotta nel 2007 da Solveig Steinhardt da una delle tante rivisitazioni per qualche teatro povero... L'idea che rimane è comunque quella di sostenere la molteplicità dell'individuo e il suo diritto alla diversità, ovviamente negandola.”