Ad eccezione di una ristretta élite, gli italiani iniziano a scoprire il proprio paese molto tardi, ai primi del '900, nell'epoca in cui il viaggio per antonomasia non era quello di diporto ma quello degli emigranti oltre oceano. Grazie all'introduzione, nel 1907, del riposo festivo obbligatorio prendono avvio diverse attività ricreative: un mezzo popolare come la bicicletta sostituirà sulle strade del Grand Tour le carrozze e i cavalli della aristocrazia europea. Protagonista non secondario di questa profonda metamorfosi, il Touring Club Italiano (all'origine Touring Club Ciclistico Italiano), fondato nel 1894 da Luigi Bertarelli, asseconda il processo di appropriazione del turismo da parte degli italiani. All'Italia idealizzata dai disegni dei visitatori stranieri o dai pittori romantici il Tci contrappone l'Italia reale, promuovendo tra l'altro "una grandiosa illustrazione collettiva" documentata dalle molte fotografie dei nuovi soci-escursionisti, invitati a ritrarre "ogni angolo di questa nostra Italia". Un atteggiamento teso a promuovere la conoscenza e la tutela del nostro patrimonio artistico che caratterizzerà l'associazione anche nel secondo dopoguerra e, con identità di stile, fino ai nostri giorni.
Ad eccezione di una ristretta élite, gli italiani iniziano a scoprire il proprio paese molto tardi, ai primi del '900, nell'epoca in cui il viaggio per antonomasia non era quello di diporto ma quello degli emigranti oltre oceano. Grazie all'introduzione, nel 1907, del riposo festivo obbligatorio prendono avvio diverse attività ricreative: un mezzo popolare come la bicicletta sostituirà sulle strade del Grand Tour le carrozze e i cavalli della aristocrazia europea. Protagonista non secondario di questa profonda metamorfosi, il Touring Club Italiano (all'origine Touring Club Ciclistico Italiano), fondato nel 1894 da Luigi Bertarelli, asseconda il processo di appropriazione del turismo da parte degli italiani. All'Italia idealizzata dai disegni dei visitatori stranieri o dai pittori romantici il Tci contrappone l'Italia reale, promuovendo tra l'altro "una grandiosa illustrazione collettiva" documentata dalle molte fotografie dei nuovi soci-escursionisti, invitati a ritrarre "ogni angolo di questa nostra Italia". Un atteggiamento teso a promuovere la conoscenza e la tutela del nostro patrimonio artistico che caratterizzerà l'associazione anche nel secondo dopoguerra e, con identità di stile, fino ai nostri giorni.