PREFAZIONE Dall’Italia emigrarono nello scorso anno mezzo milione di abitanti. L’emigrazione nostra, sorta, continuata e aumentata fino a queste spaventose proporzioni in mezzo a troppa indifferenza, è venuta ad un tratto ad imporsi alla nostra preoccupazione come uno dei problemi più gravi, più complessi e più urgenti. È questa emigrazione un indice della nostra forza, del bisogno d’espansione nostro, o della nostra miseria, o della nostra ignoranza, o di tutto un po’? Ubbidisce essa a leggi naturali e ineluttabili, o è—in parte almeno—provocata artificialmente—profittando della credulità, della duttilità e della ignoranza delle masse infime della nostra popolazione—a scopo di lucro da parte di agenti d’emigrazione o a scopo di rinsanguare e rinforzare della nostra forza e del nostro sangue lontane nuove regioni? Nell’emigrazione non vi sarebbe forse un po’ della « tratta »? Le nuove condizioni nelle quali viene a trovarsi l’emigrante italiano sono migliori o peggiori di quelle che lascia? Quali sono i vantaggi o gli svantaggi diretti e indiretti che da tale emigrazione vengono alla Madre Patria? Quali i rimedî possibili ai mali? Ecco i quesiti la cui soluzione s’è imposta. Il Governo ha creato nuove leggi sulla emigrazione, e il Commissariato di recente istituzione, presieduto e amministrato con zelo e amore, comincia a portare i suoi frutti. Ma indipendentemente da ciò l’opinione pubblica, dalla quale tutto emana, non è restata più a lungo indifferente. I mali sono giunti a tal punto che le lontane miserie di tanti, di troppi nostri emigranti, hanno avuto un grido che è risuonato fino qui, ed ha fermato imperiosamente il nostro pensiero su quelle miserie, vecchie miserie e che ci sembrano nuove. Il Corriere della Sera colse l’occasione della emigrazione italiana al Canadà avvenuta l’anno passato, nella fine di marzo, per seguire passo passo l’odissea dolorosa di quegl’infelici strappati alle loro case dalle bugiarde lusinghe d’una speculazione infame, e abbandonati alla miseria e agli stenti. Il nostro Eugenio F. Balzan, il quale unito a quegli emigranti compì con loro il viaggio dall’Italia al Canadà, ossia dall’illusione alla verità, rivelò gl’inganni, gli sfruttamenti, gli abusi, i soprusi e le ingiustizie delle quali migliaia di nostri concittadini sono state le vittime; e le sue relazioni ebbero una profonda eco
PREFAZIONE Dall’Italia emigrarono nello scorso anno mezzo milione di abitanti. L’emigrazione nostra, sorta, continuata e aumentata fino a queste spaventose proporzioni in mezzo a troppa indifferenza, è venuta ad un tratto ad imporsi alla nostra preoccupazione come uno dei problemi più gravi, più complessi e più urgenti. È questa emigrazione un indice della nostra forza, del bisogno d’espansione nostro, o della nostra miseria, o della nostra ignoranza, o di tutto un po’? Ubbidisce essa a leggi naturali e ineluttabili, o è—in parte almeno—provocata artificialmente—profittando della credulità, della duttilità e della ignoranza delle masse infime della nostra popolazione—a scopo di lucro da parte di agenti d’emigrazione o a scopo di rinsanguare e rinforzare della nostra forza e del nostro sangue lontane nuove regioni? Nell’emigrazione non vi sarebbe forse un po’ della « tratta »? Le nuove condizioni nelle quali viene a trovarsi l’emigrante italiano sono migliori o peggiori di quelle che lascia? Quali sono i vantaggi o gli svantaggi diretti e indiretti che da tale emigrazione vengono alla Madre Patria? Quali i rimedî possibili ai mali? Ecco i quesiti la cui soluzione s’è imposta. Il Governo ha creato nuove leggi sulla emigrazione, e il Commissariato di recente istituzione, presieduto e amministrato con zelo e amore, comincia a portare i suoi frutti. Ma indipendentemente da ciò l’opinione pubblica, dalla quale tutto emana, non è restata più a lungo indifferente. I mali sono giunti a tal punto che le lontane miserie di tanti, di troppi nostri emigranti, hanno avuto un grido che è risuonato fino qui, ed ha fermato imperiosamente il nostro pensiero su quelle miserie, vecchie miserie e che ci sembrano nuove. Il Corriere della Sera colse l’occasione della emigrazione italiana al Canadà avvenuta l’anno passato, nella fine di marzo, per seguire passo passo l’odissea dolorosa di quegl’infelici strappati alle loro case dalle bugiarde lusinghe d’una speculazione infame, e abbandonati alla miseria e agli stenti. Il nostro Eugenio F. Balzan, il quale unito a quegli emigranti compì con loro il viaggio dall’Italia al Canadà, ossia dall’illusione alla verità, rivelò gl’inganni, gli sfruttamenti, gli abusi, i soprusi e le ingiustizie delle quali migliaia di nostri concittadini sono state le vittime; e le sue relazioni ebbero una profonda eco