Author: | Ozgen Kolasin | ISBN: | 9788849243598 |
Publisher: | Gangemi Editore | Publication: | April 4, 2019 |
Imprint: | Gangemi Editore | Language: | Italian |
Author: | Ozgen Kolasin |
ISBN: | 9788849243598 |
Publisher: | Gangemi Editore |
Publication: | April 4, 2019 |
Imprint: | Gangemi Editore |
Language: | Italian |
Published in Sociologia n.1/2018 - Rivista quadrimestrale di Scienze Storiche e Sociali dell'Istituto Luigi Sturzo, diretta da Andrea Bixio | La sociologia, in quanto scienza della società, può essere definita come quella conoscenza scientifica occidentale che ha per oggetto cause, manifestazioni ed effetti del complesso insieme dei fenomeni sociali tra essi concatenati. Conoscenza che, naturalmente, sin dalle sue prime espressioni fa tesoro di svariati intrecci con il pensiero filosofico, con la teoria politica e con la ricerca propria dell’economia politica, con la scienza storica, con gli studi di psicologia sociale e con le acquisizioni delle stesse scienze naturali, principalmente della biologia e della fisiologia. Il termine “sociologia” è nato ufficialmente nel 1838, coniato dal francese Auguste Comte (1798-1857), padre del positivismo, nel suo Corso di filosofia positiva edito a Parigi nel 1908 quale frutto di una serie di studi da lui portati avanti, peraltro, sin dai primi anni Venti anche sulla base della collaborazione con il maestro Henry de Saint-Simon (1760-1825). In ambito anglosassone gli studi che hanno promosso maggiormente lo sviluppo della sociologia sono stati quelli dell’inglese Herbert Spencer (1820-1903), i cui Principles of Sociology (1883) affermano un principio di sostanziale derivazione della conoscenza sociologica dall’evoluzionismo darwiniano e dalle conquiste delle scienze naturali. Secondo la visione spenceriana, «la società industriale è la forma di società che presenta con la massima evidenza le caratteristiche di un’organizzazione complessa secondo i principi dell’evoluzione sociale». A sua volta Spencer si sarebbe rivelato assai influente sui primi sociologi statunitensi, attivi per lo più in ambito accademico, con la sua interpretazione naturalistica della sociologia, cui si oppone la linea storicistica – riconducibile al filosofo e psicologo tedesco Wilhelm Dilthey (1833-1911) – di distinzione tra scienze della natura e scienze della cultura.
Published in Sociologia n.1/2018 - Rivista quadrimestrale di Scienze Storiche e Sociali dell'Istituto Luigi Sturzo, diretta da Andrea Bixio | La sociologia, in quanto scienza della società, può essere definita come quella conoscenza scientifica occidentale che ha per oggetto cause, manifestazioni ed effetti del complesso insieme dei fenomeni sociali tra essi concatenati. Conoscenza che, naturalmente, sin dalle sue prime espressioni fa tesoro di svariati intrecci con il pensiero filosofico, con la teoria politica e con la ricerca propria dell’economia politica, con la scienza storica, con gli studi di psicologia sociale e con le acquisizioni delle stesse scienze naturali, principalmente della biologia e della fisiologia. Il termine “sociologia” è nato ufficialmente nel 1838, coniato dal francese Auguste Comte (1798-1857), padre del positivismo, nel suo Corso di filosofia positiva edito a Parigi nel 1908 quale frutto di una serie di studi da lui portati avanti, peraltro, sin dai primi anni Venti anche sulla base della collaborazione con il maestro Henry de Saint-Simon (1760-1825). In ambito anglosassone gli studi che hanno promosso maggiormente lo sviluppo della sociologia sono stati quelli dell’inglese Herbert Spencer (1820-1903), i cui Principles of Sociology (1883) affermano un principio di sostanziale derivazione della conoscenza sociologica dall’evoluzionismo darwiniano e dalle conquiste delle scienze naturali. Secondo la visione spenceriana, «la società industriale è la forma di società che presenta con la massima evidenza le caratteristiche di un’organizzazione complessa secondo i principi dell’evoluzione sociale». A sua volta Spencer si sarebbe rivelato assai influente sui primi sociologi statunitensi, attivi per lo più in ambito accademico, con la sua interpretazione naturalistica della sociologia, cui si oppone la linea storicistica – riconducibile al filosofo e psicologo tedesco Wilhelm Dilthey (1833-1911) – di distinzione tra scienze della natura e scienze della cultura.