Author: | Annalisa Margarino, Marie-Claire Phélippeau, Gregorio Piaia, Maria Pia Pagani, Marialisa Bertagnoni, Giorgio Faro, Giuseppe Gangale, Silvio Berlusconi | ISBN: | 9788838245459 |
Publisher: | Edizioni Studium S.r.l. | Publication: | February 22, 2017 |
Imprint: | Language: | Italian |
Author: | Annalisa Margarino, Marie-Claire Phélippeau, Gregorio Piaia, Maria Pia Pagani, Marialisa Bertagnoni, Giorgio Faro, Giuseppe Gangale, Silvio Berlusconi |
ISBN: | 9788838245459 |
Publisher: | Edizioni Studium S.r.l. |
Publication: | February 22, 2017 |
Imprint: | |
Language: | Italian |
Si contano a centinaia le iniziative in tutto il mondo tese a celebrare i cinquecento anni della composizione e pubblicazione dell’Utopia di Thomas More. Non potendo ignorare questa speciale ricorrenza, viene dedicato un numero della rivista alla celebre opera. Sebbene una delle sezioni tematiche del giornale, mutuando il titolo di un importante scritto utopico di William Morris Notizie da nessun luogo, si impegna periodicamente ad esplorare la famosa isola di Nusquama convinti che da qualche parte in questo mondo possa trovarsi una Repubblica felice come quella ipotizzata dal grande umanista inglese, l’evento dei cinquecento anni ci conferma nel lavoro e ci spinge attraverso i saggi che vengono proposti ad una presentazione in qualche misura diversa della tematica moreana. In realtà senza dover minimamente snaturare la struttura tematica della rivista è stato possibile parlare dell’Utopia agganciando l’ispirazione moreana alle sezioni tematiche prestabilite. In questo modo, forse più della maniera stessa di affrontarla autonomamente, l’Utopia acquista una visione globale nella misura in cui riesce a leggere e interpretare qualsiasi aspetto antropologico della condizione umana, non soltanto quello politico e sociale. More non si limita alla sola riflessione ma propone un vero e proprio modello di vita che non può esistere né in un tempo né in un luogo, perciò un’Utopia. Si trattava di pensare e di creare un uomo nuovo, diverso, nelle sue aspirazioni e nelle sue istituzioni, da quello che sin allora aveva dominato. Proprio per questo Moro la presentò come un’Utopia: una scommessa sull’uomo che ogni Stato dovrebbe far propria, un modello di vita verso il quale ogni società dovrebbe tendere, senza, probabilmente, mai riuscire a realizzarlo a pieno. La verifica storica della condizione degli uomini e delle donne su questa terra dalla composizione di Utopia ad oggi inevitabilmente ci porta a constatare che la Repubblica tanto desiderata dal suo autore, per la quale non ebbe dubbi e timori nell’offrire anche la sua testa perché potesse eleggersi, ancora si trova in nessun luogo, tuttavia la speranza sta proprio nel fatto che non trovandosi da nessuna parte sia alla portata di tutti, nelle mani di tutti, pronta per essere realizzata. Questo è il dono che ci ha fatto Thomas More, questo è il suo sogno che cinquecento anni dopo ancora continua.
Si contano a centinaia le iniziative in tutto il mondo tese a celebrare i cinquecento anni della composizione e pubblicazione dell’Utopia di Thomas More. Non potendo ignorare questa speciale ricorrenza, viene dedicato un numero della rivista alla celebre opera. Sebbene una delle sezioni tematiche del giornale, mutuando il titolo di un importante scritto utopico di William Morris Notizie da nessun luogo, si impegna periodicamente ad esplorare la famosa isola di Nusquama convinti che da qualche parte in questo mondo possa trovarsi una Repubblica felice come quella ipotizzata dal grande umanista inglese, l’evento dei cinquecento anni ci conferma nel lavoro e ci spinge attraverso i saggi che vengono proposti ad una presentazione in qualche misura diversa della tematica moreana. In realtà senza dover minimamente snaturare la struttura tematica della rivista è stato possibile parlare dell’Utopia agganciando l’ispirazione moreana alle sezioni tematiche prestabilite. In questo modo, forse più della maniera stessa di affrontarla autonomamente, l’Utopia acquista una visione globale nella misura in cui riesce a leggere e interpretare qualsiasi aspetto antropologico della condizione umana, non soltanto quello politico e sociale. More non si limita alla sola riflessione ma propone un vero e proprio modello di vita che non può esistere né in un tempo né in un luogo, perciò un’Utopia. Si trattava di pensare e di creare un uomo nuovo, diverso, nelle sue aspirazioni e nelle sue istituzioni, da quello che sin allora aveva dominato. Proprio per questo Moro la presentò come un’Utopia: una scommessa sull’uomo che ogni Stato dovrebbe far propria, un modello di vita verso il quale ogni società dovrebbe tendere, senza, probabilmente, mai riuscire a realizzarlo a pieno. La verifica storica della condizione degli uomini e delle donne su questa terra dalla composizione di Utopia ad oggi inevitabilmente ci porta a constatare che la Repubblica tanto desiderata dal suo autore, per la quale non ebbe dubbi e timori nell’offrire anche la sua testa perché potesse eleggersi, ancora si trova in nessun luogo, tuttavia la speranza sta proprio nel fatto che non trovandosi da nessuna parte sia alla portata di tutti, nelle mani di tutti, pronta per essere realizzata. Questo è il dono che ci ha fatto Thomas More, questo è il suo sogno che cinquecento anni dopo ancora continua.