Author: | Vindice Lecis | ISBN: | 9788873569558 |
Publisher: | Condaghes | Publication: | December 21, 2018 |
Imprint: | Language: | Italian |
Author: | Vindice Lecis |
ISBN: | 9788873569558 |
Publisher: | Condaghes |
Publication: | December 21, 2018 |
Imprint: | |
Language: | Italian |
Ospitone di Alalè, capo orgoglioso e pragmatico, sente che la pace raggiunta con i romani di Costantinopoli è come un cappio che rischia di strangolare i barbaricini. I margini di manovra per rivendicare quell’autonomia garantita per un popolo federato con l’impero, si restringono ogni giorno di più. Sullo sfondo della grande Storia, la Sardegna baluardo occidentale di una cristianità che avanza lenta ma inesorabile, subisce le scorrerie dei longobardi e vive una nuova fase dell’eterna ribellione contro l’autorità. Ospitone, abilmente, cerca di far sopravvivere il suo popolo ai nuovi venti di guerra, senza sottrarsi allo scontro che può avere questa volta conseguenze tragiche.
Questo libro ricostruisce con fedeltà i dettagli storici della vita comune e dell’amministrazione militare e civile dell’epoca, facendo rivivere e collegando eventi ed episodi che riguardano la Sardegna e il Mediterraneo come solo un romanzo storico può fare, compresa la descrizione viva della Chiesa di quell’epoca alle prese con l’eresia, il paganesimo e la ricerca dell’occulto.
Alla fine del VI secolo, la Sardegna subisce le scorrerie dei longobardi che già dilagano nella penisola italiana. Ma, per l’impero, non si tratta della principale preoccupazione. L’accordo di pace con i barbaricini di Ospitone, raggiunto solo pochi anni prima, vacilla per le prevaricazioni e le vessazioni delle autorità di Carales e Chrysopolis. Sia il dux Eupaterio – che ha sostituito Zabarda – che il papa Gregorio chiedono “schiavi barbaricini” a conferma che l’intesa sancita solennemente nel 594 non regge. Ospitone, che pure ha consentito l’avvio dell’evangelizzazione dei territori da lui controllati, reagisce chiamando a raccolta il suo popolo.
Prima di ogni cosa deve fare i conti con la crescente ribellione all’interno delle sue fila. Il suo luogotenente Assada, esiliato insieme a un pugno di fedelissimi, ora compie scorrerie ai danni delle popolazioni romanizzate, oltre l’invisibile frontiera tra le aspre terre dei barbaricini e quelle, di collina e di pianura, governate dai romani di Costantinopoli.
Ospitone tenta di ricostruire l’unità tra le varie popolazioni e i clan con l’ambizioso progetto di rivendicare ancora una volta l’autonomia. Ma l’impero gioca tutte le sue carte per schiacciare una volta per sempre l’eterna ribellione, utilizzando la forza e l’intrigo per un finale sorprendente e tutto da scoprire, dove entreranno in gioco molti dei personaggi del precedente romanzo Hospiton.
Ospitone di Alalè, capo orgoglioso e pragmatico, sente che la pace raggiunta con i romani di Costantinopoli è come un cappio che rischia di strangolare i barbaricini. I margini di manovra per rivendicare quell’autonomia garantita per un popolo federato con l’impero, si restringono ogni giorno di più. Sullo sfondo della grande Storia, la Sardegna baluardo occidentale di una cristianità che avanza lenta ma inesorabile, subisce le scorrerie dei longobardi e vive una nuova fase dell’eterna ribellione contro l’autorità. Ospitone, abilmente, cerca di far sopravvivere il suo popolo ai nuovi venti di guerra, senza sottrarsi allo scontro che può avere questa volta conseguenze tragiche.
Questo libro ricostruisce con fedeltà i dettagli storici della vita comune e dell’amministrazione militare e civile dell’epoca, facendo rivivere e collegando eventi ed episodi che riguardano la Sardegna e il Mediterraneo come solo un romanzo storico può fare, compresa la descrizione viva della Chiesa di quell’epoca alle prese con l’eresia, il paganesimo e la ricerca dell’occulto.
Alla fine del VI secolo, la Sardegna subisce le scorrerie dei longobardi che già dilagano nella penisola italiana. Ma, per l’impero, non si tratta della principale preoccupazione. L’accordo di pace con i barbaricini di Ospitone, raggiunto solo pochi anni prima, vacilla per le prevaricazioni e le vessazioni delle autorità di Carales e Chrysopolis. Sia il dux Eupaterio – che ha sostituito Zabarda – che il papa Gregorio chiedono “schiavi barbaricini” a conferma che l’intesa sancita solennemente nel 594 non regge. Ospitone, che pure ha consentito l’avvio dell’evangelizzazione dei territori da lui controllati, reagisce chiamando a raccolta il suo popolo.
Prima di ogni cosa deve fare i conti con la crescente ribellione all’interno delle sue fila. Il suo luogotenente Assada, esiliato insieme a un pugno di fedelissimi, ora compie scorrerie ai danni delle popolazioni romanizzate, oltre l’invisibile frontiera tra le aspre terre dei barbaricini e quelle, di collina e di pianura, governate dai romani di Costantinopoli.
Ospitone tenta di ricostruire l’unità tra le varie popolazioni e i clan con l’ambizioso progetto di rivendicare ancora una volta l’autonomia. Ma l’impero gioca tutte le sue carte per schiacciare una volta per sempre l’eterna ribellione, utilizzando la forza e l’intrigo per un finale sorprendente e tutto da scoprire, dove entreranno in gioco molti dei personaggi del precedente romanzo Hospiton.