Rapaci e denigratori Stefano Poma

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Cover of the book Rapaci e denigratori Stefano Poma by Stefano Poma, Publisher s20109
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Author: Stefano Poma ISBN: 9788829543687
Publisher: Publisher s20109 Publication: November 4, 2018
Imprint: Language: Italian
Author: Stefano Poma
ISBN: 9788829543687
Publisher: Publisher s20109
Publication: November 4, 2018
Imprint:
Language: Italian

Il fascismo, quando nella calda estate del 1943 venne gettato in quell’abisso che nella Storia risucchia i vinti, trascinò con sé un’intera generazione di giovani, quelli nati all’inizio del secolo e che, dal Duce, si fecero affascinare e sedurre. Tra questi, c’erano Giovanni Guareschi e Indro Montanelli. Dopo la caduta di Mussolini vissero, come molti altri italiani, storie simili e terribili. Entrambi vennero arrestati dai tedeschi dopo l’8 settembre. Guareschi lasciò trentacinque chili della propria carne nei lager nazisti in Polonia, mentre Montanelli, condannato a morte e detenuto nel carcere di San Vittore, riuscì ad evitare le pallottole delle SS fuggendo in Svizzera. Dopo la guerra, quando tornò la pace e tutti portavano in trionfo gli stemmi e i simboli della democrazia, come dieci anni prima fecero con quelli del defunto regime fascista, entrambi faticarono a trovare la propria posizione, a collocarsi nel nuovo sistema che sembrava con prepotenza una continuazione di quello vecchio. Insieme a un gruppo di altri intellettuali, tra i quali spiccava Leo Longanesi, formarono quel blocco che costituiva una destra anticonformista, la quale si contrapponeva al conformismo della Democrazia Cristiana e dei suoi uomini. Il successo della DC nelle drammatiche elezioni dell’aprile del ’48, la sconfitta del Fronte Popolare e la vittoria dell’anticomunismo, furono possibili anche grazie a quei visionari che, quando non subivano casi d’ostracismo, venivano approssimati con indifferenza e ottuso scetticismo. Grazie a quel loro linguaggio popolare, sanguigno, ironico e autentico, conquistarono un grande pubblico che, alle urne, risultò fondamentale per sconfiggere gli uomini di Togliatti. Grazie a quello zelo, furono invitati a seguire lo spoglio dei risultati delle prime elezioni politiche dell’Italia repubblicana nella sede provinciale milanese della DC e, quando la vittoria era ormai certa, i militanti democristiani fecero comparire un’enorme torta sulla quale s’avventarono con voracità, senza degnarsi di offrirne una sola briciola agli ospiti. Indro, sbigottito e rassegnato, sbuffò: “Ecco quel che dobbiamo aspettarci dalla vittoria della DC”.

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Il fascismo, quando nella calda estate del 1943 venne gettato in quell’abisso che nella Storia risucchia i vinti, trascinò con sé un’intera generazione di giovani, quelli nati all’inizio del secolo e che, dal Duce, si fecero affascinare e sedurre. Tra questi, c’erano Giovanni Guareschi e Indro Montanelli. Dopo la caduta di Mussolini vissero, come molti altri italiani, storie simili e terribili. Entrambi vennero arrestati dai tedeschi dopo l’8 settembre. Guareschi lasciò trentacinque chili della propria carne nei lager nazisti in Polonia, mentre Montanelli, condannato a morte e detenuto nel carcere di San Vittore, riuscì ad evitare le pallottole delle SS fuggendo in Svizzera. Dopo la guerra, quando tornò la pace e tutti portavano in trionfo gli stemmi e i simboli della democrazia, come dieci anni prima fecero con quelli del defunto regime fascista, entrambi faticarono a trovare la propria posizione, a collocarsi nel nuovo sistema che sembrava con prepotenza una continuazione di quello vecchio. Insieme a un gruppo di altri intellettuali, tra i quali spiccava Leo Longanesi, formarono quel blocco che costituiva una destra anticonformista, la quale si contrapponeva al conformismo della Democrazia Cristiana e dei suoi uomini. Il successo della DC nelle drammatiche elezioni dell’aprile del ’48, la sconfitta del Fronte Popolare e la vittoria dell’anticomunismo, furono possibili anche grazie a quei visionari che, quando non subivano casi d’ostracismo, venivano approssimati con indifferenza e ottuso scetticismo. Grazie a quel loro linguaggio popolare, sanguigno, ironico e autentico, conquistarono un grande pubblico che, alle urne, risultò fondamentale per sconfiggere gli uomini di Togliatti. Grazie a quello zelo, furono invitati a seguire lo spoglio dei risultati delle prime elezioni politiche dell’Italia repubblicana nella sede provinciale milanese della DC e, quando la vittoria era ormai certa, i militanti democristiani fecero comparire un’enorme torta sulla quale s’avventarono con voracità, senza degnarsi di offrirne una sola briciola agli ospiti. Indro, sbigottito e rassegnato, sbuffò: “Ecco quel che dobbiamo aspettarci dalla vittoria della DC”.

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