Author: | Salvatore Salis | ISBN: | 9788895226453 |
Publisher: | Ethos Edizioni | Publication: | December 23, 2015 |
Imprint: | Language: | Italian |
Author: | Salvatore Salis |
ISBN: | 9788895226453 |
Publisher: | Ethos Edizioni |
Publication: | December 23, 2015 |
Imprint: | |
Language: | Italian |
Il volume raccoglie le storie e le testimonianze sui pazienti dell’Hospice di Nuoro e ci fa conoscere una realtà di eccellenza forse poco conosciuta, in cui il malato è il vero protagonista, al centro di un processo di umanizzazione della cura.
Un libro che suscita emozioni forti e ci aiuta a riflettere su un tema delicato e ricco di notevoli implicazioni psicologiche, etiche e spirituali come quello del fine vita. Ci offre inoltre una lezione di vita indimenticabile perché l’Hospice è un centro dove, grazie alla preziosa e sensibile opera dell’équipe guidata dal dottor Salvatore Salis (medici, infermieri, operatori socio-sanitari e volontari) i malati terminali sono accompagnati all’addio attraverso un processo di assistenza completa, di compassione e di condivisione che raramente si riscontra nella maggior parte dei reparti ospedalieri.
L’idea di fondo nasce dalla scoperta dello straordinario bagaglio di emozioni che il libro dei pensieri nel salotto buono dell’Hospice ha prodotto.
Pazienti e parenti, oltre che operatori, hanno potuto così dare voce ad un linguaggio dell’anima che si sviluppa attorno ad una malattia che non ha più possibilità di cura.
Ma proprio quando tutto appare non avere più significato, nel momento in cui sembra non ci sia più spazio per altri sentimenti se non per quello della pietà, avviene il miracolo, si riaccende la speranza e riprendono vigore tutti quei piccoli grandi gesti che danno un pieno significato a quanto resta da vivere.
“Che la morte ci trovi vivi”, frase nota a chi si occupa di cure palliative, diventa in questo caso un imperativo categorico e un obiettivo da perseguire con tenacia.
Il sottotitolo del libro “Volaos che sunu sos puzones” non poteva che attingere dalla testimonianza di un paziente che con quella espressione (in sardo) voleva esprimere, tutta la nostalgia per una vita trascorsa e vissuta, in quei momenti di commiato, con la consapevolezza dell’accettazione della malattia.
Il volume raccoglie le storie e le testimonianze sui pazienti dell’Hospice di Nuoro e ci fa conoscere una realtà di eccellenza forse poco conosciuta, in cui il malato è il vero protagonista, al centro di un processo di umanizzazione della cura.
Un libro che suscita emozioni forti e ci aiuta a riflettere su un tema delicato e ricco di notevoli implicazioni psicologiche, etiche e spirituali come quello del fine vita. Ci offre inoltre una lezione di vita indimenticabile perché l’Hospice è un centro dove, grazie alla preziosa e sensibile opera dell’équipe guidata dal dottor Salvatore Salis (medici, infermieri, operatori socio-sanitari e volontari) i malati terminali sono accompagnati all’addio attraverso un processo di assistenza completa, di compassione e di condivisione che raramente si riscontra nella maggior parte dei reparti ospedalieri.
L’idea di fondo nasce dalla scoperta dello straordinario bagaglio di emozioni che il libro dei pensieri nel salotto buono dell’Hospice ha prodotto.
Pazienti e parenti, oltre che operatori, hanno potuto così dare voce ad un linguaggio dell’anima che si sviluppa attorno ad una malattia che non ha più possibilità di cura.
Ma proprio quando tutto appare non avere più significato, nel momento in cui sembra non ci sia più spazio per altri sentimenti se non per quello della pietà, avviene il miracolo, si riaccende la speranza e riprendono vigore tutti quei piccoli grandi gesti che danno un pieno significato a quanto resta da vivere.
“Che la morte ci trovi vivi”, frase nota a chi si occupa di cure palliative, diventa in questo caso un imperativo categorico e un obiettivo da perseguire con tenacia.
Il sottotitolo del libro “Volaos che sunu sos puzones” non poteva che attingere dalla testimonianza di un paziente che con quella espressione (in sardo) voleva esprimere, tutta la nostalgia per una vita trascorsa e vissuta, in quei momenti di commiato, con la consapevolezza dell’accettazione della malattia.