Ordinamento giuridico e non-diritto: rileggendo Jean Carbonnier

Published in Sociologia n. 3/2016. Rivista quadrimestrale di Scienze Storiche e Sociali. La crisi socio-politica e le nuove sfide della governance

Nonfiction, Social & Cultural Studies, Social Science, Sociology
Cover of the book Ordinamento giuridico e non-diritto: rileggendo Jean Carbonnier by Fedele Cuculo, Gangemi Editore
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Author: Fedele Cuculo ISBN: 9788849296556
Publisher: Gangemi Editore Publication: March 8, 2017
Imprint: Gangemi Editore Language: Italian
Author: Fedele Cuculo
ISBN: 9788849296556
Publisher: Gangemi Editore
Publication: March 8, 2017
Imprint: Gangemi Editore
Language: Italian

Risale soprattutto alla seconda metà del secolo scorso lo sviluppo della riflessione critica condotta da quegli studiosi i quali - pur saldamente collocati nell’alveo della cultura giuridica continentale europea - hanno inteso rimettere in discussione il primato ermeneutico della categoria di statalità, attraverso la focalizzazione dell’orizzonte di una statualità societaria meglio capace di interpretare le effettività di connessione reciproca e di funzionamento degli istituti del mondo giuridico declinati in chiave sociale. Sebbene singolarmente ispirati dal nutrimento di matrici culturali e prospettive giuridiche individuali e specifiche, tali orientamenti si sono caratterizzati per convergere intorno al nucleo focale di una radicale censura rivolta alle essenze dell’ideologia statolatrica di derivazione formalistica. Questo indirizzo oppositivo ha denotato lo svolgimento di un virtuoso tentativo di riallineamento ricostruttivo dell’esperienza giuridica della contemporaneità, senza incorrere nel rischio - anch’esso pericoloso e distorsivo - di sostituire all’ideologia dell’autorità formale statale una sorta di surrogato post-ideologico suscettivo di edificare una nuova ideologia negativa, quella della contrarietà pregiudiziale alle istituzioni dello Stato. La peculiare e assai pregiata proposta ricognitiva emergente dal flusso teorico di tali ingaggi di studio valorizza - si diceva - la centralità esplicativa e funzionale di una diversa statualità societaria, che individua nel legame sociale assistito dalle sue intrinseche normatività; in una sovranità disseminata e non verticistica; nelle pieghe ordinatorie di una moralità non ancora istituzionalizzata (ovvero istituzionalizzata ma non in chiave statualistica); nei corpi intermedi e nelle attività riconducibili al loro funzionamento altrettante sedi di proiezione di una giuridicità più intensa e vivente, dotata dell’attitudine a promuovere e presidiare - nel quadro degli ordinamenti sociali di comunità e dei contesti a complessità ulteriore - livelli appaganti di stabilità e sicurezza sociale, continuità istituzionale, ordinatezza dell’esperienza di vita associata e certezza antiformalistica dell’ordine giuridico.

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Risale soprattutto alla seconda metà del secolo scorso lo sviluppo della riflessione critica condotta da quegli studiosi i quali - pur saldamente collocati nell’alveo della cultura giuridica continentale europea - hanno inteso rimettere in discussione il primato ermeneutico della categoria di statalità, attraverso la focalizzazione dell’orizzonte di una statualità societaria meglio capace di interpretare le effettività di connessione reciproca e di funzionamento degli istituti del mondo giuridico declinati in chiave sociale. Sebbene singolarmente ispirati dal nutrimento di matrici culturali e prospettive giuridiche individuali e specifiche, tali orientamenti si sono caratterizzati per convergere intorno al nucleo focale di una radicale censura rivolta alle essenze dell’ideologia statolatrica di derivazione formalistica. Questo indirizzo oppositivo ha denotato lo svolgimento di un virtuoso tentativo di riallineamento ricostruttivo dell’esperienza giuridica della contemporaneità, senza incorrere nel rischio - anch’esso pericoloso e distorsivo - di sostituire all’ideologia dell’autorità formale statale una sorta di surrogato post-ideologico suscettivo di edificare una nuova ideologia negativa, quella della contrarietà pregiudiziale alle istituzioni dello Stato. La peculiare e assai pregiata proposta ricognitiva emergente dal flusso teorico di tali ingaggi di studio valorizza - si diceva - la centralità esplicativa e funzionale di una diversa statualità societaria, che individua nel legame sociale assistito dalle sue intrinseche normatività; in una sovranità disseminata e non verticistica; nelle pieghe ordinatorie di una moralità non ancora istituzionalizzata (ovvero istituzionalizzata ma non in chiave statualistica); nei corpi intermedi e nelle attività riconducibili al loro funzionamento altrettante sedi di proiezione di una giuridicità più intensa e vivente, dotata dell’attitudine a promuovere e presidiare - nel quadro degli ordinamenti sociali di comunità e dei contesti a complessità ulteriore - livelli appaganti di stabilità e sicurezza sociale, continuità istituzionale, ordinatezza dell’esperienza di vita associata e certezza antiformalistica dell’ordine giuridico.

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