9 novembre 1989: crolla il Muro di Berlino, finisce un mondo. Poco dopo il segretario del PCI Achille Occhetto pronuncia alla Bolognina parole destinate a cambiare per sempre la politica italiana. È l'inizio della fine del più importante partito comunista d'Occidente: una vicenda intricata e piena di colpi di scena, tra toni tragici, epici e a volte farseschi. Da Occhetto, il leader neoromantico, arruffato ed emotivo, al suo gelido alter ego Massimo D'Alema; da Pietro Ingrao, il visionario che voleva la luna, al granitico e "britannico" Giorgio Napolitano. La ricostruzione della Svolta è anche una vicenda di popolo, intreccia percorsi di vita simbolici come quello del meccanico di Berlinguer, del compagno che rubò il ritratto di Stalin, del grafico che inventò la Quercia o dell'interprete che traduceva gli strappi berlingueriani per il Cremlino. Punteggiato dalle testimonianze dei protagonisti di allora e dal controcanto della satira di Michele Serra questo libro svela in cosa consisteva la "diversità" del comunismo italiano. Ma questa storia non è finita. Ha lasciato in eredità una sinistra senza identità, incapace di vincere, una classe dirigente bloccata dagli stessi ex quarantenni che pretendevano il ricambio generazionale due decenni prima, un partito che ha mutato nome quattro volte, senza mai cambiare facce. Forse perché, ancora oggi, su tutti i reduci di quella vicenda pesa, come una maledizione, il marchio della Bolognina, della Svolta incompiuta, che li ha resi "post" o "ex" comunisti senza mai riuscire a trasformarli in qualcosa di nuovo
9 novembre 1989: crolla il Muro di Berlino, finisce un mondo. Poco dopo il segretario del PCI Achille Occhetto pronuncia alla Bolognina parole destinate a cambiare per sempre la politica italiana. È l'inizio della fine del più importante partito comunista d'Occidente: una vicenda intricata e piena di colpi di scena, tra toni tragici, epici e a volte farseschi. Da Occhetto, il leader neoromantico, arruffato ed emotivo, al suo gelido alter ego Massimo D'Alema; da Pietro Ingrao, il visionario che voleva la luna, al granitico e "britannico" Giorgio Napolitano. La ricostruzione della Svolta è anche una vicenda di popolo, intreccia percorsi di vita simbolici come quello del meccanico di Berlinguer, del compagno che rubò il ritratto di Stalin, del grafico che inventò la Quercia o dell'interprete che traduceva gli strappi berlingueriani per il Cremlino. Punteggiato dalle testimonianze dei protagonisti di allora e dal controcanto della satira di Michele Serra questo libro svela in cosa consisteva la "diversità" del comunismo italiano. Ma questa storia non è finita. Ha lasciato in eredità una sinistra senza identità, incapace di vincere, una classe dirigente bloccata dagli stessi ex quarantenni che pretendevano il ricambio generazionale due decenni prima, un partito che ha mutato nome quattro volte, senza mai cambiare facce. Forse perché, ancora oggi, su tutti i reduci di quella vicenda pesa, come una maledizione, il marchio della Bolognina, della Svolta incompiuta, che li ha resi "post" o "ex" comunisti senza mai riuscire a trasformarli in qualcosa di nuovo