Author: | Charles Dickens | ISBN: | 9788868111083 |
Publisher: | Libri da leggere | Publication: | December 15, 2015 |
Imprint: | Language: | Italian |
Author: | Charles Dickens |
ISBN: | 9788868111083 |
Publisher: | Libri da leggere |
Publication: | December 15, 2015 |
Imprint: | |
Language: | Italian |
Charles Dickens si occupò della stesura di questo libro tra il 1855 e il 1857. Come molte altre delle sue opere, anche questa venne pubblicata prima a puntate. Il periodo che interessò questo volume fu dal 1855 al 1857. La piccola Dorrit, come avete potuto vedere dal sommario, si compone di due libri. Il primo si intitola Povertà e affronta le condizioni misere in cui sono costretti a vivere i membri della famiglia Dorrit composta da un padre in carcere per i debiti e la piccola Amy. In Ricchezza, invece, si affronta il tema dell’agiatezza economica che la famiglia raggiunge una volta che il padre esce di prigione. Nella storia si inseriscono svariati personaggi di cui numerosi di sesso femminile rappresentati, spesso, come vittime.
Nell’opera l’autore vuole muovere due critiche. La prima alla burocrazia inglese dominata dal non agire e dalla lungaggine di ogni procedura. Il capitolo decimo è interamente dedicato alla descrizione dell’Ufficio delle Circonlocuzioni. La seconda alla società borghese e, in particolare, a coloro che sacrificano tutto alla società.
La prigione ed il labirinto sono le due figure retoriche che caratterizzano il romanzo. La prima è trattata quando l’autore parla della prigione di Marshalsea di Londra in cui venivano rinchiusi i debitori insolventi (venne chiusa nel 1841). Qui venne rinchiuso il padre di Amy. Bisogna ricordare, però, che anche il padre dello scrittore venne carcerato lì a causa dei debiti. Dunque, la questione potrebbe sembrare avere una reminescenza autobiografica. La seconda metafora, ossia quella del labirinto, si esprime grazie alla trama intricata e complicata che Dickens realizza nel romanzo: numerosi personaggi, storie secondarie, giochi di rimandi. Un altro simbolo dell’intricato labirinto si rintraccia nel linguaggio, spesso assurdo e senza senso oltre che bizzarro. E’ proprio il linguaggio ad arricchire una storia, spesso grottesca, che è rappresentata ne La piccola Dorrit.
Charles Dickens si occupò della stesura di questo libro tra il 1855 e il 1857. Come molte altre delle sue opere, anche questa venne pubblicata prima a puntate. Il periodo che interessò questo volume fu dal 1855 al 1857. La piccola Dorrit, come avete potuto vedere dal sommario, si compone di due libri. Il primo si intitola Povertà e affronta le condizioni misere in cui sono costretti a vivere i membri della famiglia Dorrit composta da un padre in carcere per i debiti e la piccola Amy. In Ricchezza, invece, si affronta il tema dell’agiatezza economica che la famiglia raggiunge una volta che il padre esce di prigione. Nella storia si inseriscono svariati personaggi di cui numerosi di sesso femminile rappresentati, spesso, come vittime.
Nell’opera l’autore vuole muovere due critiche. La prima alla burocrazia inglese dominata dal non agire e dalla lungaggine di ogni procedura. Il capitolo decimo è interamente dedicato alla descrizione dell’Ufficio delle Circonlocuzioni. La seconda alla società borghese e, in particolare, a coloro che sacrificano tutto alla società.
La prigione ed il labirinto sono le due figure retoriche che caratterizzano il romanzo. La prima è trattata quando l’autore parla della prigione di Marshalsea di Londra in cui venivano rinchiusi i debitori insolventi (venne chiusa nel 1841). Qui venne rinchiuso il padre di Amy. Bisogna ricordare, però, che anche il padre dello scrittore venne carcerato lì a causa dei debiti. Dunque, la questione potrebbe sembrare avere una reminescenza autobiografica. La seconda metafora, ossia quella del labirinto, si esprime grazie alla trama intricata e complicata che Dickens realizza nel romanzo: numerosi personaggi, storie secondarie, giochi di rimandi. Un altro simbolo dell’intricato labirinto si rintraccia nel linguaggio, spesso assurdo e senza senso oltre che bizzarro. E’ proprio il linguaggio ad arricchire una storia, spesso grottesca, che è rappresentata ne La piccola Dorrit.